martedì 7 maggio 2019

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I DIOSCURI 
CI LIBERANO DALL’EURO  

Pubblicato il 05/05/2019 da admin
 
Le mosse di politica economica del presente governo appaiono a molti chiaramente e seriamente dannose e destabilizzanti, direi irresponsabili – ma non lo sono, se hanno lo scopo strategico che suggerirò in fondo a questo articolo. Nel qual caso sarebbero, al contrario, sagge, lungimiranti, meritorie, e ben potremmo acclamare i Dioscuri.
Nella campagna elettorale dell’anno scorso e pure in quella attuale, Salvini e Di Maio hanno impiccato se stessi, e insieme a sé tutta l’Italia, a promesse elettorali demagogiche, incompatibili con la condizione del Paese: reddito di cittadinanza, decreto dignità, quota cento, flat tax – misure fattibili solo in uno Stato poco indebitato e in crescita economica, oppure padrone della propria moneta, come USA e Giappone. Da tali promesse i due non possono smarcarsi prima delle elezioni europee, nonostante che emerga sempre più la loro insostenibilità.
Siccome l’Italia è fortemente indebitata, economicamente bolsa, e deve farsi finanziare da investitori esterni in una moneta che non controlla, l’attuale governo ha dovuto rinviare o ridurre di molto le promesse iniziali, e la parte di esse che ha attuato ha già prodotto effetti sfavorevoli sul piano finanziario (aumento di spread e di rendimenti sul debito pubblico, contrazione del credito, uscita di capitali, sfavore di ampi settori produttivi) e pare avrà effetti negativi pure su quello economico, per giunta in una fase recessiva che li amplificherà, soprattutto se si andrà a sbattere contro il muro delle clausole di salvaguardia, col rialzo dell’Iva che il governo smentisce ma lo ha già iscritto nel DEF.
In un’epoca lunga di concentrazione del reddito e di allargamento della povertà, provvedimenti redistributivi come i sullodati sono in sé moralmente giusti, riscuotono consenso, ma producono reazioni di sistema in senso opposto, che pareggiano o superano i loro effetti benefici e riequilibranti, perché ricadono proprio sui ceti deboli che i provvedimenti predetti volevano aiutare: aumento di spread, rendimenti, deficit, tasse, con contrazione di credito, servizi, investimenti. La lezione della storia, mai imparata dai politici volenterosi ma con attitudini culturali inadeguate al loro ruolo, è che lo sforzarsi di ‘correggere’ pettinando contropelo un sistema dinamico, complesso, che non controlli, che reagisce, e che è molto più grosso di te, risulta nei fatti sempre controproducente, e ti fa fare perdere il carisma.
Il controllo di un sistema economico è cosa complicata, ma per certo incomincia con quello della moneta e con la liberazione dai meccanismi indebitanti. E l’Italia è in una condizione oggettiva che le impedisce persino di incominciare a farlo. Una condizione che la destina a un costante declino. I principali fattori di tale condizione sono i seguenti:
1-La geopolitica globale, dagli anni ’80, si è finanziarizzata, ha definanziato l’economia produttiva e coltiva l’indebitamento irreversibile dei governi e dei privati, la riduzione dei servizi, dei salari, dei diritti dei lavoratori; quindi non vi sarà un rilancio economico generale.
2-L’Italia non è indipendente bensì sottoposta a interessi stranieri e le sue politiche economiche sono asservite ad essi; essa è oggetto di una programmatica sottrazione di risorse attraverso l’UE. In particolare l’Eurosistema bancario-monetario, bloccando gli aggiustamenti fisiologici dei cambi tra le monete nazionali senza mettere in comune i rispettivi debiti pubblici, le fa perdere capitali, industrie e cervelli in favore dei paesi più efficienti, aggravando il suo debito pubblico; e al contempo fa in modo che essa disponga della metà della liquidità pro capite che hanno Francia e Germania; così in Italia manca il denaro per la domanda interna e per pagare i debiti anche tributari, mentre gli stranieri hanno i soldi per rilevare i suoi assets, che essa deve svendere per procurarsi quella liquidità che le viene artatamente negata.
3-Il sistema-paese italiano è storicamente zavorrato da prassi di ruberie e inefficienze, sprechi, parassitismo che abbassano la sua efficienza, nonché da ampie aree di scarsa o nulla produttività, che vengono in parte mantenute attraverso massicci trasferimenti pubblici – e tutto ciò si traduce in un sovraccarico tributario tale, a carico delle aree produttive, che mina la loro efficienza e spinge capitali, imprenditori e tecnici ad emigrare, portando con sé la clientela e le tecnologie, per fare concorrenza dall’estero.
4-Le suddette zavorre non possono venire eliminate perché esse coincidono con gli interessi immediati di buona parte dell’elettorato e della classe politico-burocratica, che prospera grazie ad esse, e che si è formata attraverso una selezione centrata sullo sfruttamento di tali anomalie e non sullo sviluppo di competenze e capacità utili per il sistema-paese. Una classe che oramai risponde più a banche e interessi stranieri, che alla nazione.
Pertanto, qualsiasi leader politico italiano sa che può fare ben poco per il Paese, essendo stretto tra i vincoli suddetti; però sa anche che il popolo non è consapevole di essi e che non rinuncia mai a sperare; perciò sa che può promettere soluzioni impossibili ed essere creduto e votato per qualche tempo, fino a che non sbatterà contro i medesimi vincoli: così hanno fatto Prodi, Berlusconi, Renzi. Ma i nostri Dioscuri, che fanno?
 Uscire o farsi estromettere dall’Euro sarebbe, in linea di principio, opportuno e indispensabile per rilanciare l’economia e l’occupazione, evitando il declino totale e la svendita del Paese; però Lega e Stelle, che in passato propugnavano tale uscita, hanno poi smesso di parlarne, visto che non vi sono le condizioni politiche: la gente comune (che non pensa oltre al domani e niente sa di macroeconomia) non capisce la situazione, teme le conseguenze dell’uscita; al contempo, gli interessi stranieri, coi loro fiduciari interni al Paese, sono forti e controllano i media, con cui fanno propaganda pro Euro e pro UE. E così il governo l’anno scorso lanciò all’UE una iniziale sfida (o pseudo-sfida, perché non metteva in discussione l’Euro né i vincoli di bilancio), quella del 2,4% di deficit sul PIL, ma presto ha dovuto mettere la coda tra le gambe e ripiegare al 2,04 (che poi salirà al 2,7 per effetto della mancata crescita rispetto alle previsioni ufficiali). Questa ingloriosa operazione è costata ai contribuenti diversi miliardi di interessi aggiuntivi sul debito pubblico, e dovrebbe aver insegnato anche ai poveri di spirito che è meglio non lanciare sfide a chi è molto più forte di te: se non hai la volontà e la forza per liberarti dal padrone, ti conviene obbedire e risparmiarti le legnate.
Ecco forse che l’unica strategia realistica e riuscibile per liberarci dall’Euro, o meglio dal Cimiteuro (come intitolai un mio libro del 2012), è proprio quella consapevolmente o inconsapevolmente avviata dal nostro governo: senza dirlo, attraverso misure indebitanti e destabilizzanti come il c.d. reddito di cittadinanza e la quota cento, si porta nei fatti l’Italia a una situazione di squilibrio finanziario tanto grave che, quando arriverà il momento di fare la legge finanziaria, per evitare una stangata tributaria anche patrimoniale (di nuovo la casa) congiunta a tagli dei servizi, non resterà che uscire dall’Euro, magari “temporaneamente”. Una situazione tale, insomma, che il popolo arrivi a percepire il costo del restare nell’Euro e sia portato a volere l’uscita, e lo manifesti in modo tanto energico che Mattarella non ripeta ciò che il suo predecessore fece nel 2011. Si tratta di far sì che il popolo tema molto più la permanenza nell’Euro, che l’uscita da esso. E’ provato che il timore di una perdita di 100 ha una forza motivazionale molto più potente della prospettiva di un guadagno di 100. Oggi la maggioranza del popolo, pur non valutando positivamente l’Euro e la stessa Unione Europea, non vuole uscirne per il timore di una perdita economica: sceglie il male minore. La politica economica del governo legastellato, con la sua apparente goffaggine, può invertire i rapporti e far sì che l’uscita diventi o appaia al popolo come il male minore, creando così le condizioni di consenso popolare per l’uscita.
Certo, poi si tratterà di gestire il processo di transizione, di negoziare, di difendere il Paese dagli interessi contrari. Si facciano ordunque avanti gli adamantini leaders e gli strateghi economici all’altezza di cotanta impresa!

Un Commento dal WEB
Lo volesse il cielo 111 111 e la Terra 000 000. Il mo.vi.mento ha ancora più di salvini tradito gli elettori. Meglio un TAV che un VAX...quindi ho scelto di votare Antonio Maria Rinaldi Ebbasta, con cui concordavo in “economia” fin da quando non sapevo chi fosse e che si fosse candidato con Lega Salvini Premier [non ci dovrebbe essere pericolo con questo titolo di inciuci con vecchie cariatidi...più o meno ancora in piedi...Mi domando come si faccia nel Popolino Sovrakulo a non capire che ci dobbiamo liberare dall'eu.rope [rope in anglosassone significa CAPESTRO]. Se l'ho FIUTATO io, che inizialmente volevo Italexit ma non €exit, visto che avevao pagato e profumatamente il cambio moneta, che dovrebbe essere sovrana per tutti e non solo per i nostri soliti nemici la FRANMANIA. Ora poi i 5bovili si sono fissati con Siri e vanno da un'accusa non provata da pochi spiccioli 30mila euretti a 600 mila euroni per il “mutuo”. Non capiscono i bolsi che è tutta propaganda per salvini premier...Prima erano tutti fascisti anticomunisti – il M5$ aveva i gazebo NO TAV con Casa Pound e Di Maio fu candidato a sindaco di Roma come “alter ego” di alémannò; ora sono tutti comunisti antifascisti...e ci ammorbano quotidianamente con pubblicità a raffica dove immancabilmente appaiono capi di stato esteri che indebitamente pontificano sulle nostre scelte e  pubblicità torquemadara con negri negre negretti e negrette [dal latino niger, da Niger e da Nigeria]. Per farci più rabbia scelgono i più brutti, quelli con espressione più “scimmiesca” pore bestie le Scimmie. 
 
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Saranno quindici le liste che alle elezioni europee 2019 in Italia saranno presenti in tutte e cinque le circoscrizioni: da chi sono formate e chi sono i candidati.
Elezioni europee 2019: tutte le liste e i simboli

L’Italia quindi verrà divisa in cinque circoscrizioni, ognuna delle quali andrà a eleggere un numero prestabilito di europarlamentari secondo i criteri proporzionali con uno sbarramento al 4% a livello nazionale.
  • Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia)
  • Italia nord-orientale (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna)
  • Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio)
  • Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria)
  • Italia insulare (Sicilia, Sardegna)
In totale l’Italia in queste elezioni europee eleggerà 76 deputati, con il numero che però potrà scendere a 73 (lo stesso del 2014) in caso di una ormai certa presenza anche del Regno Unito al voto.
SimboloLista Partiti e Movimenti
Lega-Salvini Premier Lega, Movimento Nazionale per la Sovranità
Movimento 5 Stelle Movimento 5 Stelle
PD-Siamo Europei Partito Democratico, Articolo 1-MDP, DemoS, Autonomie per l’Europa
Forza Italia Forza Italia, UdC, MpA, Idea, Cantiere Popolare, Nuovo Partito Socialista, SVP, Partito Liberale Italiano, PATT, SKK
Fratelli d’Italia Fratelli d’Italia, Diventerà Bellissima, Direzione Italia, L’Alto Adige nel Cuore
La Sinistra Sinistra Italiana, Rifondazione, L’Altra Europa con Tsipras, Convergenza Socialista, Partito del Sud e Transform Italia
+Europa +Europa, Italia in Comune, PSI, PRI, Partito Democratico Europeo, Team Köllensperger
Europa Verde Verdi, Possibile, Green Italia, Fronte Verde
Il Popolo della Famiglia-Alternativa Popolare Popolo della Famiglia, Alternativa Popolare
Partito Comunista Partito Comunista
CasaPound-Destre Unite CasaPound, Destre Unite
Forza Nuova Forza Nuova
Popolari per l’Italia Popolari per l’Italia
Partito Pirata Partito Pirata
Partito Animalista Italiano Partito Animalista Italiano 

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