giovedì 25 ottobre 2018


comedonchisciotte.org 
Fonte:http://www.qelsi.it  23.10.2018 
Attenzione, l’EUropa è obbligata ad istigare un golpe in Italia entro fine 2018: ecco come e perchè di  Mitt Doccino Davide  25 ottobre 2018
L’EU è in crisi esistenziale. Soprattutto a causa delle enormi bugie dette in passato con il fine non di aiutare i vari paesi ad uscire dalla crisi ma piuttosto di perpetrare il potere in mano all’ASSE FRANCO TEDESCO, con lo scopo di creare un MOSTRO sovranazionale – l’EU – in grado di sostituirsi a termine agli USA in EUropa, asservendosi agli interessi dell’asse dominante. Un piano che data dalla fuga dei nazisti in Sud America 75 anni fa; la rivincita, come se fosse stato rinviato a tempi più propizi.
Il problema reale è che l’austerità imposta ai periferici dal 2009 NON ha funzionato e non funziona, serve solo per drenare ricchezza dalla periferia al centro (gli USA ad esempio crescono del 4% facendo il perfetto contrario). Esempio da manuale la Grecia: lo stesso FMI ha riconosciuto che l’austerità ha fatto danni in Grecia, che “si sono sbagliati” a fare i conti, che il moltiplicatore fiscale è stato stimato male con il risultato di far crollare l’economia ellenica pur senza ridurre il debito (è passato dal 140% nel 2010 a circa il 175% attuale, senza prospettiva di ridurlo drasticamente per i prossimi 20 anni almeno).
Il problema è che annientare economicamente la Grecia è servito alle aziende EUropee, previa imposizione via troika di svendere le aziende statali, per comprare a basso prezzo pezzi pregiati del sistema ellenico. Su tutti gli aeroporti greci, preziosi, acquistati addirittura 
dallo Stato tedesco (ossia da un’azienda di stato teutonica). Lascio perdere il caso – scandaloso – dell’imposizione tra le misure della troika di una data di scadenza del latte ellenico più lunga, in modo da permettere alle aziende casearie e lattiere francesi e tedesche di penetrare il mercato del Peoloponneso, altrimenti troppo lontano. Or dunque, oggi l’EU si trova davanti ad una minaccia mortale: le politiche economiche GIALLOVERDI che rinnegano l’austerità rappresentano una minaccia mortale  per gli interessi franco-tedeschi. Come abbiamo visto – appunto – l’austerità NON serve per uscire dalla crisi, anzi solo per peggiorarla costringendo nel tempo alla svendita del Paese. Oggi abbiamo finalmente uno scienziato dell’economia – e non il solito economista corrotto – a dirigere le danze, uno che NON ha bisogno di soldi ovveroNON SI FA COMPRARE, PAOLO SAVONA.  Egli ha elaborato un piano tanto semplice quanto rivoluzionario: togliere austerità e fare spesa, contando sul fatto che l’economia sarebbe cresciuta più della salita del debito. Ossia riducendo il rapporto debito/PIL. BANG!
Pensateci bene: se il progetto savoniano funzionerà – come io penso, per altro – significherà mettere in discussione 10 anni di crisi euroimposta. Di più: si tratterà di CHIEDERE I DANNI ALLA UE  per gli errori fatti, in primis alla Grecia da Germania, Francia ed Olanda. Infatti sarà un attimo rinfacciare gli errori fatti in passato ad esempio con gli eurobonds.
Ricordo poco tempo fa le parole di uno di quei giornalisti intelligenti ma sempre troppo allineati a chi comanda, BARISONIi, di Radio 24. La sua tesi era tanto semplice quanto disarmante: sulla Grecia e l’austerità euroimposta ci si è sbagliati, ci spiace, ma ora bisogna guardare avanti. Più o meno questo era il discorso. Eh no,  Barisoni, chi ha sbagliato deve pagare. Anzi, come in qualsiasi rapporto economico e commerciale, bisogna RIFONDERE I DANNI. Partiamo da questo concetto, correggere le storture passate pagando i danni, che è meglio. Faccio notare che per colpa di misure sbagliate la mortalità infantile di Atene ha raggiunto livelli di terzo mondo. L’Europa, noi Europei tutti, dobbiamo vergognarci di questo. E per colpa di Berlino e Parigi e delle loro manie di grandezza oltre che brame di potere!. Or dunque, visto che le misure economiche di Paolo Savona e del governo gialloverde FUNZIONERANNO, l’EU deve impedirlo, semplice. Da qui la recente discesa in Italia di draghi in CONFESSIONE GESUITICA  con SERGIO MATTARELLA.
Per essere chiari fino in fondo, l’EU è OBBLIGATA ad iISTIGARE UN COLPO DI STATO IN ITALIA entro la fine dell’anno al massimo, più propriamente entro gli inizi di NOVEMBRE  se NON VUOLE SCOMPARIRE nei prossimi 2 anni.
Questo per una serie di ragioni: la prima, con la nomina di Kavanaugh e le successive elezioni Midterm, Donald J. Trump ed i suoi militari avranno il pieno controllo delle operazioni. Infatti il Senato statunitense di fatto ha il ruolo di controllore del presidente; dopo la morte di McCain e dopo la prossima tornata elettorale la Presidenza USA avrà mani libere prima di tutto in tema di nomine, sia come ministri che ad esempio alla FED dove le strategie trumpiane sono state bloccate con lo stop alle nomine da parte del Senato, fino a oggi senza piena maggioranza.
In più la prossima primavera ci saranno le ELEZIONI EUROPEE: immaginatevi cosa potrebbe succedere se le misure italiane, magari aiutate opportunamente dagli USA, dovessero anche solo fare intravedere una crescita dell’economia nazionale. Significherebbe la rivoluzione in EUropa all’ordoliberismo, tutta EUropa si accorgerebbe di essere stata turlupinata da Berlino e Parigi. E questo con lo scopo da una parte di rafforzare geostrategicamente i tedeschi e dall’altra per permettere alla Francia di continuare a vivere al di sopra delle sue possibilità.
Il progetto franco tedesco funziona solo se si riesce per un verso a drenare ricchezza dalla periferia (prima di tutto dal paese più ricco, l’Italia) e dall’altro ad indebolire il potere dell’avversario futuro dell’EU nel vecchio continente, gli USA. Ossia, encore, scagliarsi in particolare contro i principali partners statunitensi in EUropa (encore l’Italia).
Capito il perchè, possiamo immaginare come si estrinsecherà detto tentativo di golpe istigato dall’EU in Italia.
Prima di tutto si tenterà di DESTABILIZZAREil Belpaese a livello finanziario, con lo SPREAD. Poi si faranno intervenire i cooptati ed i media  locali per dinamitare le politiche italiche, ecco dunque spiegato il viaggio di Draghi a vistare Mattarella, con annessa conferenza stampa che tutti abbiamo dubitato avesse lo scopo di destabilizzare i mercati contro l’Italia.
Chiaramente la BCE farà la sua parte facendo esplodere lo spread.
Dopo le elezioni Midterm Trump, con la maggioranza della Fed per via dell’elezione di M. Bowman e M. Goodfriend, gli USA avranno  gioco facile nel deragliare i tentativi della BCE di indirizzare i mercati in versione anti USA (ad oggi la maggioranza dei governatori eletti alla Fed – e non di quelli a rotazione – è ancora incredibilmente di stampo obamiano, con un governatore chiave per le decisioni di policies [Lael Brainard, nominata da Obama] addirittura tedesca, cresciuta nella Polonia comunista [ossia prossima a A. Merkel, …] ed in Germania prima della caduta del muro di Berlino).
Come capite l’EU non ha molto tempo. Se a fronte di risultati economici incoraggianti l’Italia anti austerità farà in modo di rendere ingovernabile l’EU alle prossime elezioni EUropee sarà un disastro.
Speriamo tutti che GERMANIA e FRANCIA non decidano di fare il grande passo ossia DESTABILIZZARE L'ITALIA CON GLI ATTENTATI ora che l’arma dei migranti è stata neutralizzata, occhio però al futuro tentativo tedesco di spedire quanto più migranti giunti in Germania e Francia nel luogo diprimo approdo). Va peraltro detto che per evitare tale deriva gli USA da un anno e mezzo si sono premurati di RIMPOLPARE tutti i ranghi NATO in Europa ed Italia con la maggioranza di generali italiani od oriundi. Ed il prossimo attacco aI francesi in Libya e Tunisia è questione di settimane, post conferenza intergovernativa per il Maghreb di metà novembre
Attenti ai segnali deboli nei prossimi giorni, l’EU è obbligata a reagire, non può lasciare lavorare Savona et al.  Mitt Dolcino



mercoledì 24 ottobre 2018

ununiverso.it
Un golpe finanziario contro l’Italia (per portare Cottarelli al Governo)? lospecchiodelpensiero 24.10.2018 Fonte: blog.ilgiornale
Un recente e interessante articolo di analisi sul sito Qelsi ha lanciato l’allarme: si prepara un nuovo colpo di Stato finanziario in Italia, come quello che nel 2011 portò al Governo i tecnici di Mario Monti.
Secondo il pezzo firmato da tal Mitt Dolcino, (probabilmente lo pseudonimo di un personaggio più noto), la “cricca” globalista che domina a Bruxelles teme il successo della manovra finanziaria del Governo Conte, che rischia di mandare in soffitta la narrativa austero-liberista dei tagli alla spesa e delle manovre lacrime e sangue per “senso di responsabilità”, già pesantemente minata dal “successo” della Grecia, dove dopo anni di miseria auto-inflitta il rapporto debito-PIL è passato dal 140% al 175%.
Oltretutto una situazione di questo tipo determinerebbe una clamorosa sconfitta del fronte austerista e liberista alle elezioni europee di primavera, liberando così il vecchio continente dal suo giogo e, chissà, rilanciando l’Europa unita sotto diversi auspici. Non è un caso che recentemente Matteo Salvini e Marine Le Pen, in una conferenza congiunta tenuta alla sede romana dell’UGL, lo storico sindacato della destra sociale, abbiano rilanciato il loro piano per salvare l’Europa, tenendo (finalmente) a circoscrivere invece il ruolo di Steve Bannon, l’autoproclamato “guru” dei sovranisti pericolosamente in odore di influenze d’oltre Atlantico (dove l’Europa è vista meglio se debole e divisa, con la Germania nel ruolo di “antipatica”). Concetto ribadito dallo stesso Salvini in occasione della sua visita in Confindustria Russia. E non è un caso che Paolo Savona, economista e ministro degli Affari europei, abbia recentemente lanciato il suo progetto non certo per disgregare la UE, ma per una nuova Europa unita, con una BCE prestatore di ultima istanza (al contrario di quanto avviene ora) che svolga il ruolo di motore della crescita. Insomma un’Europa keynesiana e non più ordoliberista, che miri allo sviluppo e all’occupazione più che alla stabilità finanziaria per i rentiers.
Si potrebbe aggiungere che l‘establishment globalista teme forse anche il successo, già palpabile, della diminuzione degli sbarchi di immigrati, che fino a giugno erano stati spacciati come una situazione ineluttabile, narrativa che invece il ministro Salvini ha cancellato con qualche “no” ben assestato. I motivi di questo timore si conoscono, dato che secondo le tecnocrazie l’unico modo di favorire la demografia (e nel contempo il dumping salariale dei lavoratori…) in Europa è quello di importare manodopera africana.
Comunque i segnali di un ipotetico “golpe finanziario” ci sono tutti, tra un rallentamento delle politiche espansive della BCE per opera di Mario Draghi e una vendita dei titoli del debito italiano provocata anche dal terrorismo mediatico non stop cui siamo quotidianamente esposti a reti unificate fino al declassamento di Moody’s di cui si è parlato su questo blog giusto ieri, è facile capire che si cercherà probabilmente di defenestrare, con qualsiasi mezzo, l’esecutivo Lega-Movimento 5 Stelle, sostituendolo con uno più vicino ai diktat del pensiero unico economico.
Un Governo guidato da chi? Un nome si staglia su tutti: è quello di Carlo Cottarelli. Il sempre attento (e mai troppo considerato) Guido Crosetto, sul proprio profilo Twitter ha già lanciato questa possibilità, notando come attorno al professore, tra partecipazioni televisive e una massiccia presenza sui social, si stia costruendo un’operazione di spin doctoring volta a renderne un’immagine friendly, quasi da accademico simbolo dei ragazzini borghesi e orgogliosamente apolidi della generazione Erasmus. Insomma, un altro esponente dei “competenti” e dei “moderati”, proprio come il professor Monti, ma con un appeal più giovanile.
Del resto che fosse lui il prescelto della tecnocrazia, lui che ha lavorato per il FMI, lui che rappresenta perfettamente l’elite dei “sicari economici” della troika assetati di austerità, era evidente fin da quando Mattarella tentò di imporlo come premier nello scorso mese di maggio, opponendosi alla nomina di Paolo Savona quale ministro dell’Economia. Anche allora, sui media italiani fu tutto un profluvio di elogi, contrapposti alle preoccupazioni per l’”incompetenza” di grillini e leghisti. Peccato poi che il competente Cottarelli sia stato distrutto in un confronto televisivo dall’economista leghista Claudio Borghi, quando ha sostenuto che, nel 1999, il prezzo del petrolio fosse passato improvvisamente da 10 a 60 dollari al barile…
Chi sosterrebbe un simile esecutivo, nel quale potrebbero, chissà, trovare posto altre figure cui l’establishment sta dedicando un’intensa attività di promozione mediatica, facendoli passare per alfieri di una nuova “resistenza”, come il sindaco di Riace Mimmo Lucano? Oltre al solito Partito Democratico a +Europa e ai consueti movimenti di ormai conclamati nemici del popolo che puzza, è facile individuare nella corposa truppa di parlamentari della sinistra liberal interna al Movimento 5 Stelle e capitanata dal presidente della Camera immigrazionista Roberto Fico (unico tra gli esponenti grillini di punta a essere elogiato a spron battuto dai media) un possibile interlocutore. Specialmente perché questa fazione non ha per niente gradito la recente svolta filo-leghista di Di Maio, Toninelli e soci, nata per evidenti questioni di opportunità ma progressivamente divenuta sempre più organica, preferendo un ritorno alle origini leftist, progressiste ed ecologiste.
Insomma, per l’Italia, l’elite mondialista prepara un nuovo attentato alla democrazia. Come quello del 2011 contro Berlusconi. Un attentato che potrebbe partire con la bocciatura del DEF in sede europea, per poi scatenare una tempesta finanziaria che potrebbe costringere il premier Conte alle dimissioni. Ed è chiaro che, per quanto possano esserci delle perplessità su questo strano Governo, è necessario scegliere da subito da che parte stare: o con il popolo italiano, o con i suoi nemici. Altri fronti, purtroppo, non ce ne sono.
COMMENTO
Era lì che voleva volare l'uccellino de la comare secca mozzarella di cognome  labusivo di nome. Ma come dice Del Piero nell'unica pubblicità carina perché c'è l'Uccellino: domani prendo un Gatto, meglio tre. 
Rai Radio 3 prima pagina conducente annalisa cocuzzacrea il "loro" agente all'avana. Incongrua. A chi telefonando le faceva presente l'incoerenza e l'inaffidabilità, nonché la malcelata malafede delle "agenzie di rating", replicava che siamo Noi l'Italia a dover essere affidabili, non loro che si arrogano il "diritto" di certificare a ca**o la bontà di una Nazione. Ma che ca**o di risposta sarebbe questa? 
Solo chi l'ha DURO la vince. Dobbiamo Noi Popolo Sovrano farci Guardia di Finanza ESIGENDO scontrino fiscale, fatture, ricevute. Inoltre. tutti ma proprio tutti DEVONO esporre i TARIFFARI al Pubblico, in modo che non possano barare, facendoti lo sconto dell'IVA che non pagano perché non fatturano e magari aumentandoti il prezzo per cuccarsi anche l'IVA che mai pagheranno. Senza fattur è fifty fifty del prezzo di listino pubblicato, altrimenti mi fatturi...Dobbiamo anche farci TUTORI dell'ordine. Nel mio palazzo i trogloditi dei B&B e case vacanze, in maggior parte prestanome del Vatic Ano, lasciano gli ascensori a porte aperte, inutilizzabili. Io, Viva, protesto e per fortuna che so un po' di anglocazzone, tanto da farmi capire. Stazionavano due troglodite davanti alla mia cassetta postale con i loro trolleys scassamarciapiedi. Ho spiegato loro che l'androne non è una stazione e che devono aspettare sulla strada. Vicino all'hard discount c'era una frotta di trogloditi bianchi, negri e chiarasoli che occupavano il marciapiede seduti a farsi i ca**i loro. Non volevano mollare, ho dovuto minacciare di chiamare la polizia. E' intervenuto il senegalese guardia giurata dell'hard, in maniera troppo accondiscendente, per convincerli a spostarsi su delle scalette che portano ai musei vatic ani. Questi pezzi di m***a ci trattano come cassonetti, credento che i marciapiedi Romani appartengano al protettore dei pedofili...non aggiungo molto altro: solo: CHI FA DA SE' FA PER NOVANTATRE'...Siamo tutti Salvini, anzi di più. 








paolodarpini.blogspot.com
Quando sai che... e taci, allora tu non sei un uomo MERCOLEDÌ 24 OTTOBRE 2018
Quando sai che il 15% della popolazione mondiale dispone dell’85% delle ricchezze naturali e mangia il 60% di tutto il cibo prodotto, mentre 50 milioni di persone (quanto le vittime della Seconda Guerra Mondiale) ogni anno muoiono di fame e di miseria e non ti ribelli a questa ingiustizia, tu non sei un uomo.
Quando sai che nel mondo un miliardo e mezzo di persone percepiscono in un mese quanto guadagna in un giorno il primo magnate in Occidente, mentre ogni mucca riceve dalla comunità europea un sussidio di 2,5 dollari al giorno (il doppio di quanto dispone il 75% degli africani) e dici, “Che ci posso fare”, tu non sei un uomo.
Quando sai che tutte le malattie del mondo potrebbero essere debellate con la somma che il mondo spende in un solo giorno in armamenti militari (150 milioni di euro al minuto); che un sottomarino atomico costa quanto 4.000 ambulatori medici; che i soldi spesi ogni anno solo negli Usa per curare le patologie e i danni causati da eccessi alimentari basterebbero ad eliminare la fame nel mondo e non ti senti sprofondare dalla vergogna, tu non sei un uomo.
Quando sai che il Sud del Mondo per pagare i suoi debiti versa ogni anno 12.000 miliardi di dollari nelle casse dei paesi ricchi e che il 40% di tutte le importazioni agricole negli Usa  destinati agli animali d’allevamento vengono dai paesi in via di sviluppo e credi che sono cose che non ti riguardano, tu non sei un uomo.
Quando sai che milioni di tonnellate di eccedenze alimentari vengono distrutti, che centinaia di migliaia di capi di bestiame vengono inceneriti e che tonnellate di latte vengono versate sulla strada per equilibrare i prezzi tra offerta e consumo, mentre 7 madri su 10 nel Terzo Mondo vedranno i loro bambini morire di fame e il tuo cuore non si spacca dal dolore; tu non sei un uomo.
Quando sai che 70 miliardi di animali ogni anno vengono allevati in modo infernale e uccisi per imbandire le tavole degli umani, che i cereali utilizzati per produrre un solo kg della carne sarebbero sufficienti a sfamare per un giorno 40 bambini e non senti di ribellarti a questa follia collettiva, tu non sei un uomo.
Quando sai che 40 mila bambini muoiono ogni giorno (8 milioni ogni anno) per mancanza di acqua potabile mentre tu sprechi 100.000 litri di acqua mangiando un solo chilo di carne di manzo; quando sai che 1.000 bambini solo in Italia vengono uccisi ogni giorno con l’aborto e hai ancora il coraggio di guardarti allo specchio, tu non sei un uomo.
Quando sai che nel mondo ogni anno 300 milioni gli animali vengono torturati e uccisi con la vivisezione (l’86% senza alcuna anestesia), e ti limiti a dire “poveretti”, tu non sei un uomo.
Franco Libero Manco
Se sei un uomo non ti nascondere dietro i tuoi falsi pregiudizi: levati i tappi dalle orecchie, la benda sugli occhi, la corazza sul cuore.
E’ troppo comodo, troppo ipocrita limitarsi al lamento, alla critica, alla protesta.
E’ troppo comodo aspettare che siano gli altri a realizzare un mondo migliore.
COMMENTO
Io lo conosco personalmente Franco Libero Manco. Da Atea, non lo riverisco in quanto credente, ma in quanto Persona Animale Umana, quale io sono e mi sento. Il Veganesimo è la seconda condizione in  ordine d'importanza per l'Evoluzione. Noi Animali siamo la Coscienza di Sorella e Madre Natura, perché inibisca il cannibalismo da parte del parassita u-mano. Il rifiuto della competizione come consigliato e prescritto dal Saggio di Lao Tzu è la terza. Poi c'è la Logica della Ragione, in Populista il Buon Senso, quello che ti permette di capire l'essenzialità della PORTATA di un ponte, di una strada, di un a scala mobile, pur non essendo un Inegnere, di quelli che non li disegnano i ponti, ma li progettano. Dove la teoria perfetta sfocia nella pratica perfetta. E' matematico, Watson. 
Si stanno scandalizzando  i pidocchi abbarbicati sulla Testa dell'Italia e le piattole che hanno invaso i Gioielli degli Italiani di sesso maschile, perché un Rappresentante di un Partito regolarmente Eletto dal Popolo Sovrano Italiano osa porre una sua scarpa su un foglio immondamente ricattatorio verso la Nostra Nazione da parte di uno dei "croupiers"  della bisca eu.capestro. Questi sono peggio dei cravattari ché almeno questi i soldi al principio te li erogano, soldi veri, contanti, non virtuali alla bitcoin, senza nient'altro alle spalle che una slot machine dall'algoritmo psicopatico come quelli che, servi, lo hanno ideato per loro contro di Noi. Peste  li colga tutti e li porti dove, senza illusori ritorni, spariscano dalla faccia della Terra, cessando di nuocere. Se la preghi, Sorella Madre Natura ti ascolta se la ami e non contribuisci a distruggerla, altrimenti prima o poi fa giustizia e ti fa fare la fine degli Animali che torturi e mangi.

giovedì 11 ottobre 2018


pietromelis.blogspot.com
LE BANCHE SONO BANDE DI USURAI RAPINATORI 
mercoledì 10 ottobre 2018
Esse ottengono prestiti dalla BCE di Francoforte al tasso di 0,75 ma investono in BTP ottenendo un rendimento superiore. Oggi all'asta i BTP decennali a causa dello spread rendono più del 3%. Ma gli interessi bancari sui prestiti alle aziende e ai singoli superano di molto il 3%. Questo dipende dal fatto incredibile già molti anni prima dell'euro la Banca d'Italia, che dovrebbe essere organo di controllo delle banche, è stata sottratta al Ministero del Tesoro, cioè allo Stato, ed è composta da rappresentanti delle maggiori banche italiane e delle maggiori compagnie di assicurazioni. Il fascismo aveva posto argine alla speculazione delle banche istituendo la Banca Nazionale del Lavoro (BNL). Ma il successivo sistema cosiddetto democratico ha privatizzato la BNL. Non solo. La BNL è stata comprata nel 2006 dal gruppo francese BNP Paribas. La BNL cessò di diventare banca di Stato a causa della pessima conduzione causata da finanziamenti concessi dalle sue consociate all'estero  e soprattutto dai finanziamenti alla Federconsorzi e ai consorzi agrari. I finanziamenti erano in teoria giustificati a favore dell'agricoltura, ma avrebbero dovuto essere calcolati in modo da impedire poi una insolvenza. La BNL nel 1991 si trovò ad avere un passivo di 5000 miliardi di lire. Ma ciò per colpa di finanziamenti non occulati voluti da interessi di partito, interessati a favorire prestiti a favore di aziende portatrici di voti. Nel 1998 la BNL cessò di essere  banca di Stato per essere privatizzata sotto un governo di sinistra. La soluzione fu peggiore del male. Sarebbe stato meglio che la BNL, in quanto banca di Stato, venisse salvata con i soldi dello Stato ma con una conduzione diversa fatta esperienza negativa del passato. La soluzione non poteva essere la privatizzazione della banca in previsione di tutte le conseguenze negative che essa avrebbe provocato facendola entrare nella catena delle banche private e togliendole così quella funzione di calmiere e di freno di fronte alla comportamento predatorio delle banche. Tutto sommato sarebbe stato meglio che lo Stato si fosse fatto carico dei 5000 miliardi di lire piuttosto che ridurre la BNL ad una banca privata. Da notare che nel 1993 il governo Ciampi fece uscire l'Italia dallo SME svalutando la lira del 20% ma con una diminuzione dell'inflazione che fu portata al solo 5%. Si risollevò in questo modo l'economia. contribuendo in maniera significativa al risanamento dell'economia nazionale e determinando conseguentemente la cosiddettapolitica dei redditi che permise di abbattere il tasso di inflazionee e, indirettamente, i tassi d'interesse. Che cosa è capitato dopo? Qui sta l'altra faccia, quella negativa, di Ciampi, che, divenuto ministro del Tesoro dal 1996 al 1999 nei governi infausti di Prodi e D'Alema, si asservì alla politica europea che prevedeva come fine principale la diminuzione del debito pubblico. Ma da notare che lo stesso Ciampi nel 1998 aveva fatto scendere lo spread (di cui allora nemmeno si parlava) da ben 900 a 200 sempre secondo le direttive del Trattato di Maastricht, in funzione del futuro ingresso nella zona euro, che prevedeva un deficit annuale massimo del 3%. Ma ciò fu possibile perché l'Italia aveva ancora la lira e una Banca d'Italia che, pur sulla via della sua separazione dal Ministero del Tesoro, e perciò dal governo per essere trasformata in una corporzione di grandi banche e compagnie di assicurazione, aveva ancora la sua sovranità monetaria. L'abbandono della lira, e perciò della sovranità monetaria, ha prodotto l'attuale stato di recessione. Come premio di questa annunciata rovina, allora non capita dagli italiani, Ciampi fu eletto capo dello Stato come se fosse stato un salvatore della patria. In realtà fu un traditore della patria, e coprì il suo tradimento con un patriottismo retorico di facciata, anche con la reintroduzione della Festa della Repubblica con la parata pagliaccesca delle forze armate. La conseguenza dell'introduzione dell'euro è stata la perdita di controllo della moneta e la sottomissione dell'economia alla follia della stabilità monetaria con la perdita di quella che era la necessaria flessibilità della moneta nazionale in rispetto dell'economia reale, e non finanziaria, dello Stato. Le banche italiane con l'euro incominciarono a dipendere dalla banca straniera, asservita alla Germania, che è la BCE, che incominciò a prestare soldi solo alle banche a tassi ridicoli. Nel 2016 giunse a fare prestiti alle banche a 0 interessi. Poi dal 2017 furono portati allo 0,75. Con un interesse attuale dei BTP superiore in fase d'asta al 3% la banca, acquistando BTP ricava subito la differenza tra 3% e 0,75%. Ma questo alle banche non basta. Esse nella prestazione dei mutui pretendono un minimo del 5% se non arrivano anche al 10%, mentre i conti correnti in attivo danno praticamente 0 come interessi. In conclusione tutte le banche sono bande di usurai che sono prive di controllo da parte di una Banca d'Italia che da organo di controllo è divenuta, con conflitto di interessi, organo dei controllati, cioè di tutte le maggiori banche che rappresentano la direzione della Banca d'Italia, falsamente detta d'Italia perché è assoggettata, per di più, agli interessi di una banca staniera che è la BCE, che è l'unica banca che possa stampare gli euro, divenuta così moneta straniera dipendente dagli interessi della Germania. E poi i deficienti europeisti sanno solo sbavare contro quelli che essi chiamano sovranisti. Sovranisti significa avere il potere di stampare moneta, perché uno Stato che è stato privato della sua sovranità monetaria è uno Stato barzelletta. Mi meraviglio del fatto che nessuno dei sovranisti abbia portato come obiezione fondamentale il fatto che vi sono Stati dell'UE che, come le ricche Svezia e la piccola Danimarca, hanno preferito conservarsi la moneta nazionale che è la corona. Per non parlare della Svizzera, che è rimasta fuori dell'UE, e perciò anche dell'euro. Per esse non esiste lo spread perché questo è una conseguenza del fatto di dipendere dal raffronto dei BTP italiani con in BUND tedeschi che danno interessi che sono una miseria, l'1%. I globalisti della finanza hanno radici nei partiti italiani europeisti che per ignoranza o per partito preso contro l'attuale governo vogliono continuare a tenere l'Italia sotto la sudditanza dell'euro-marco e la Banca d'Italia come rappresentanza della maggiori banche in accordo con gli interessi usurai favoriti dalla BCE che regala prestiti all'interesse ridicolo dello 0,75 in modo che poi le banche lo usino  speculando a tassi assai maggiori. E questa la chiamano democrazia. Dove sta la sovranità del popolo in base all'art. 1 della Costituzione se questo popolo è stato privato della sua sovranità a favore di banche e di una moneta straniera?             E poi la solita cantilena del debito pubblico portata dai disonesti. Ma che cosa è in realtà questo debito? Pochi (come Claudio Borghi) ho sentito dire che a fronte di un debitore esiste un creditore. Il Giappone ha un debito pubblico assai superiore a quello italiano ma non risente di alcun effetto negativo. Perché? Perché il debito pubblico è tenuto solo dai giapponesi. Dunque il debito pubblico, se derivante dal credito dei cittadini, non rappresenta solo un passivo dello Stato ma anche una ricchezza dello Stato se gli interessi pagati dallo Stato vengono investiti e consumati da creditori dello Stato nell'economia generale dello Stato stesso. In questo senso il debito pubblico è soltanto un falso debito perché l'altra faccia della medaglia è il maggiore credito dei cittadini, che certamente consumano gli interessi dei titoli di Stato spendendoli e favorendo così la produzione e l'occupazione. Ma condizione è che lo Stato sia padrone della moneta. In Giappone non esiste la disocccupazione. Lo stesso discorso vale per gli Stati Uniti, che con Trump ha quasi fatto sparire la disoccupazione. Perché gli Stati Uniti, che hanno la loro banca statale (Federal Reserve), stampano moneta favorendo la crescita senzai pazzeschi vincoli di una sciagurata Unione Europea con in più la pazzia dell'euro. In Italia il debito pubblico è tenuto per 2/3 dalle banche predatrici e dagli stranieri. Se i BTP fossero tenuti dagli italiani il debito pubblico non esisterebbe, ma a condizione di una sovranità monetaria.  Se si rapina una banca si rapinano dei rapinatori. 
Commento
potremmo fare come fanno "loro". Aspettiamo che vengano svalutati i BTP Italiani e zacchete li compriamo Noi Il Popolo Sovrano Italiano. Non so se la cosa è fattibile...però possiamo finanaziare Ni il futuro debito. Preferisco che i miei sudati risparmi se li fotta, eventualmente il Governo Eletto gialloverde, piuttosto che se lo fottano i Bund..iti della eu.rope capestro con bail in vari...

mercoledì 10 ottobre 2018


ununiverso.it   lospecchiodelpensiero
Deficit pubblico: ‘L’Europa ha ben poche possibilità di mettere l’Italia in ginocchio’
Mentre il governo italiano ha annunciato che il deficit pubblico sarebbe pari al 2,4% del PIL anziché l’1,6 richiesto dall’Europa, Steve Ohana *professore di finanza presso ESCP Europe.analizza i rischi che corrono sia l’Unione europea sia Italia. 
Venerdì scorso è stato un giorno di verità per l’Italia e l’Europa. Mentre per diverse settimane, investitori e commentatori sembravano rassicurati in merito alla situazione italiana e accoglievano con favore la presenza nel governo dell’economista Giovanni Tria come guardiano delle finanze italiane, i due leader della maggioranza, il leader della Lega Matteo Salvini e quello del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio hanno annunciato che il deficit pubblico per il 2019 non sarebbe stato pari all’1,6% del PIL, come previsto dai mercati, ma attorno al 2,4%.
Non c’è voluto di più per far preoccupare i mercati: i tassi italiani a 10 anni sono aumentati dello 0,25% nella giornata di venerdì, raggiungendo il 3,15%. Il mercato azionario italiano ha ceduto quasi il 4%, appesantito dalle banche italiane, tra cui il gigante Unicredit che ha perso quasi il 7% e la Banca Popolare di Milano oltre il 9%. L’intero settore bancario europeo era in rosso, con perdite tra il 3 e il 4% per tutte le mega-banche francesi e tedesche.
Quali sono le intenzioni del governo italiano in questo nuovo gioco di poker che è ha appena iniziato con le istituzioni europee?
La marea “giallo-verde” del marzo 2018 è nata dalla crisi di sfiducia del pubblico italiano nei confronti delle istituzioni europee. L’Italia, con una crescita zero del PIL pro capite dall’avvio dell’euro e una disoccupazione che rimane ostinatamente superiore alla media europea, si percepisce giustamente come la principale sconfitta dell’euro. E questo, nonostante tutti i suoi sforzi per conformarsi all’ortodossia economica e fiscale europea (torneremo su questo). La mancanza di solidarietà dei paesi europei nei confronti di paesi che, come l’Italia e la Grecia, sono stati in prima linea nell’accogliere i migranti dal 2015, ha inoltre alimentato fortemente questa ondata euroscettica.
È in questo contesto che Salvini e Di Maio hanno cercato dal maggio 2018 di iniziare un tiro alla fune con l’UE sulle questioni migratorie, economiche e di bilancio. Mostrando spettacolari gesti di disobbedienza alle regole della governance europea, i due leader italiani stanno minando progressivamente la credibilità delle istituzioni che fanno la guardia a queste regole. Istituzioni internazionali come l’FMI e la Commissione europea sostengono un deficit pubblico dello 0,8% del PIL per ridurre lo stock di debito pubblico italiano dal 132% di oggi al 110% nel 2025? La coalizione annuncia il triplo di questo deficit per il 2019. I precedenti governi hanno deindiccizzato le pensioni sull’inflazione e hanno prolungato l’età legale della pensione per accontentare Bruxelles? Questa riforma sarà rivista. Il Jobs Act del leader democratico Matteo Renzi mirava a rispettare la doxa europea sulla flessibilizzazione del mercato del lavoro? La maggioranza annuncia la sua intenzione di tornare sulle possibilità di rinnovare i contratti a tempo determinato e le facilitazioni di licenziamento offerte alle società. E così via con tutte le regole della governance europea, dal patto fiscale alla privatizzazione delle autostrade, passando per le regole di accoglienza dei migranti.
Questa strategia di sfiducia frontale ai trattati europei lascia solo cattive soluzioni ai leader europei. Se chiudono un occhio sulle trasgressioni italiane, tolgono la poca credibilità che rimane alle regole comuni. Se entrano in conflitto, anche verbalmente, con il governo italiano, permettono a Di Maio e Salvini di rappresentare i garanti della sovranità popolare contro l’establishment. Inoltre, Emmanuel Macron o Bruno Le Maire hanno davvero il diritto di impartire una lezione all’ Italia, loro che hanno appena annunciato un deficit del 2,8% del PIL per il 2019 (con del resto, a differenza dell’Italia , un saldo primario ancora in deficit)? Come potrebbe la Commissione europea far la predica all’Italia senza dire nulla per la Francia?
La strategia di Salvini e Di Maio non è quindi destinata a causare a breve termine una “grande notte”, per non dire un’uscita dall’UE o dalla zona euro, azione per la quale attualmente non dispongono di una maggioranza di consenso. Per il momento, l’obiettivo del capo della Lega sembra quello di polarizzare l’opinione pubblica italiana ed europea per le elezioni europee del maggio 2019, dove spera di portare al Parlamento europeo la maggioranza dei membri che condividono la sua linea su sovranità e anti-immigrazione . È in questo senso che ha lanciato con Steve Bannon una coalizione di partiti politici simili alla Lega, che i suoi due fondatori chiamerebbero “Il movimento”.
È improbabile che le istituzioni europee siano in grado di battere questa guerriglia mettendo in ginocchio il governo italiano, come hanno fatto con il leader greco Alexis Tsipras nel 2015.
Certo, l’UE può contare sui mercati e sul famoso “spread” – il divario tra i tassi di indebitamento tedesco e italiano – per “disciplinare” la coalizione sovranista. Questa pressione del mercato è diventata ancora più importante in quanto la BCE ha annunciato la fine del suo programma di acquisto dei titoli di Stato sul mercato (“Quantitative Easing”) nel dicembre 2018 e l’agenzia di rating Moody ha detto di voler declassare il debito italiano nel mese di ottobre 2018. Ma non bisogna esagerare l’importanza di questa pressione dei mercati perché, anche se l’aumento dello spread si è dimostrato dannoso per la solvibilità dei soggetti privati e delle banche, quindi per il credito e in definitiva per la crescita e l’occupazione, l’elettorato della coalizione non incolperà Salvini e Di Maio. Alcuni economisti molto popolari in Italia criticano la BCE per non aver fatto tutto quanto è in suo potere per garantire la convergenza dei tassi italiani nei confronti dei tassi francesi e tedeschi, nonostante una situazione fiscale abbastanza invidiabile (l’Italia è l’unico principale paese dell’OCSE a mantenere un saldo primario – il saldo di bilancio al netto degli interessi sul debito – in attivo rispetto ai primi anni ’90). D’altro canto, finché l’Italia riesce a finanziarsi abbastanza bene sui mercati, non deve preoccuparsi troppo delle variazioni giornaliere dei tassi di indebitamento. Il debito pubblico ha infatti una scadenza media di sette anni, le fluttuazioni a breve termine dei suoi tassi debitori hanno poco impatto sui suoi interessi passivi complessivi. Questi carichi molto elevati (poco meno del 4% del PIL, quasi il doppio della Francia) derivano dal peso del suo debito pubblico ereditato dagli anni ’70 e ‘80 e dalla crisi finanziaria del 2008 e dal livello elevato dei suoi tassi d’interesse dal 2010. Un retaggio di cui l’attuale coalizione al potere non è responsabile.
Se, a seguito di panico dei creditori, seguiti da un rifiuto della BCE di venire in suo aiuto, l’Italia non potesse più rifinanziare a costi ragionevoli il proprio debito sui mercati, quindi, come ha ben dimostrato la giornata di venerdì, il problema italiano diventerebbe quello di tutta l’Europa e anche ben oltre: l’Italia rappresenta infatti il primo mercato obbligazionario europeo e il terzo più grande mercato obbligazionario dopo Stati Uniti e Giappone. La sua banca Unicredit è una banca sistemica la cui caduta potrebbe portare a una crisi bancaria globale. Mentre il debito pubblico italiano è detenuto a maggioranza (e sempre più) dai residenti, le mega-banche francesi rimangono fortemente esposte al rischio sovrano e bancario italiano (si stima questa esposizione intorno a 320 miliardi di euro).
E se la BCE dovesse decidere non solo di far volare i tassi di prestito del governo italiano, ma anche privare di liquidità le banche italiane, in una ripetizione della crisi greca durante l’estate del 2015, Salvini e Di Maio potrebbero cogliere l’opportunità di emettere una nuova valuta. Questo scenario è stato già menzionato implicitamente nel programma elettorale della Lega mediante l’eventuale uso di “Mini-Bots” tale imposta moneta parallela all’euro che il governo è disposto a rilasciare, se necessario. Si può pensare che la maggioranza stia attivamente preparando per tali scenari ove si conoscano gli scritti di economisti scettici che sono ora in posizioni chiave in seno al governo e al Parlamento italiano (Paolo Savona, Claudio Borghi e Alberto Bagnai). Dato il peso politico, economico e finanziario della penisola nel dell’Unione monetaria, il suo ritiro della zona euro potrebbe portare l’Italia a creare a sua volta la fine disordinata dell’euro, un Armageddon politico e finanziario che gli altri paesi europei sono probabilmente meno preparati dell’Italia ad affrontare …
Se mettere in ginocchio il governo italiano è probabilmente impossibile per l’UE, sostenere questa guerriglia permanente della terza economia della zona euro può parimenti risultare in una sfida esistenziale per l’edificio comunitario. Da parte italiana, se la guerra di attrito con l’UE si trascina, è probabile che l’elettorato della Lega e del M5S si spazientisca e che il governo italiano finisca per perdere il forte capitale di fiducia di cui gode oggi (i due partiti nella coalizione sono accreditati con il 62% nei sondaggi, con la Lega che è avanzata di 12 punti rispetto alle elezioni dello scorso marzo).
Questo è probabilmente il motivo per cui sia Salvini che i leader europei attaccati ai risultati acquisiti del mercato unico e dell’euro, Emmanuel Macron in testa, ripongono così tante aspettative nelle elezioni europee del maggio 2019. Il risultato di tali elezioni sarà abbastanza chiaro per determinare l’esito della guerriglia italiana contro l’UE? Fonte: http://www.lefigaro.fr/vox/politique/2018/10/01/31001-20181001ARTFIG00121-deficit-public-l-europe-a-peu-de-chances-de-mettre-l-italie-a-genoux.php Traduzione a cura di Dora Di Caprio. Tratto da: megachipglobalists
Commento
Il consenso va ben pòtre il 62% che io ripartirei fifty fifty alla Lega ed al M5S,un governo che si potrebbe chiamare Movimento 667 Ne Sappiamo Una Più Del Diavolo...Gli elettori non si spazientiranno, anzi daranno man forte. Non è meglio farsi eventualmente fottere i risparmi a mezzo "mini Bot" che a mezzo Ue.rope [rope in anglocazzone sigifica CAPESTRO] con il maledetto "bail in"? Oh, Yeah. E poi al governo italiaano posso sempre chiedere un sorta di ricompensa in cambio dei miei risparmi. Un bosco, una collina. un lago, una località termale, oppure di farci rimpiazzare il bollettari: pedaggi, acqua, immondizie, luce, gas, telefono, eccetera. Non avremmo più bisogno di NIENTE.



Non è un'usanza solo islamica mercoledì 10 ottobre 2018  Fonte: Africa Ex Press
La cessione di bimbe a vecchi ultrasessantenni può avvenire anche a partire dai cinque anni di età. Generalmente sono i genitori che trattano “l’affare” e in loro assenza, i fratelli, gli zii o altri parenti. Le causali di queste transazioni sono le più svariate: saldare debiti contratti in precedenza; risarcire uno stregone per riti propiziatori a favore della famiglia; ottenere un pagamento in capre, mucche, galline. Di norma i proventi che derivano da questa cessione, superano raramente i venti euro. A transazione ultimata, la bambina perde ogni diritto e diventa assoluta proprietà dell’uomo che l’ha comprata; deve soddisfare i suoi bisogni sessuali, svolgere ogni lavoro cui sia comandata e deve soprattutto dargli dei figli. Qualora non riesca a soddisfare queste condizioni, potrà essere ripudiata e la famiglia sarà costretta a restituire al vecchio marito la somma pattuita per la cessione della piccola vittima. Si tratta di accordi soggetti a rigorose regole tribali, nessuna delle quali si occupa di preservare anche i più elementari diritti della bambina: la sua salute fisica e mentale e la sua istruzione.
Richard Akonam è un missionario cristiano che da anni s’impegna a combattere questa disgustosa pratica, ma confessa di trovare un’aperta ostilità, proprio da parte dei familiari delle bimbe che lui vorrebbe proteggere. Ed è sempre lui a rivelare alcune storie allucinanti che le riguardano. Una di queste riguarda Dorothy, una bambina nigeriana che è stata venduta a un vecchio agricoltore della comunità tribale dei becheve quando aveva solo undici anni. I becheve popolano l’altipiano di Obudu, nello stato nigeriano del Cross River. “Lo stesso giorno in cui sono stata venduta – racconta la ragazza, oggi diciottenne – mio marito ha voluto subito fare sesso con me. Io non volevo, mi sono ribellata e sono riuscita a scappare, ma alcune donne del villaggio mi hanno inseguita e mi hanno riportata nella casa del mio sposo. Poi lui ha cominciato a spogliarsi e mentre le donne mi tenevano bloccata a terra con le gambe divaricate, sono stata stuprata”.
Oggi Dorothy è madre di cinque figli, ai quali deve accudire senza alcun aiuto, oltre al disbrigo delle faccende domestiche. Il marito è vecchio e malconcio, quindi deve anche badare a lui. Alcune bambine, soggette a questo disumano trattamento, muoiono in conseguenza dello stupro o del parto e in questo caso l’aberrante legge tribale impone alla famiglia di rimpiazzare la sposa deceduta, con la figlia secondogenita e qualora questa non sia disponibile, dovrà trovare il modo di risarcire il vecchio depravato dell’importo che era stato a suo tempo pagato. Questo diritto di proprietà degli anziani mariti sulle piccole spose è assoluto, tant’è che, alla sua morte, le stesse possono essere ereditate dagli aventi diritto.
Philomena, un’altra bambina della stessa etnia di Dorothy, è stata venduta quando aveva solo quattro anni. Oggi, pur non avendo ancora raggiunto la maggiore età, ha già due figli e il vecchio marito la percuote ogni giorno, ma lei ha rinunciato a fuggire. “Sono stata venduta – dice – non posso andare contro la nostra cultura”. Happyness – il cui nome suona quasi come uno scherno perché signfica “felicità” – aveva quattordici anni quando è stata acquistata da un vecchio possidente che ha trattato l’affare con la nonna. Anche lei subisce continui maltrattamenti e percosse. “Puoi lamentarti quanto vuoi – le dice il marito – tanto, anche se muori, non importa a nessuno, perché io ti ho comprata”.
La legge nigeriana prevede che nessuna donna possa essere costretta a sposarsi contro il proprio consenso e comunque, per farlo, dev’essere almeno diciottenne, ma benché il ministero dello sviluppo e delle pari opportunità abbia promesso di ridurre del 40 per cento i matrimoni con bambine entro il 2020, l’indegna pratica continua nell’indifferenza delle stesse istituzioni. Alcune bambine vengono addirittura comprate prima di nascere e se il compratore viene a mancare prima del parto, il diritto passerà alla sua famiglia, mentre se nasce un maschio, la somma pagata dovrà essere restituita.
Il possesso di bambine tra i Becheve è uno status simbol e tante più uno ne possiede, tanto più è ammirato dalla comunità cui appartiene. L’uomo che l’ha acquistata può disporne a piacere, anche rivenderla o barattarla con un’altra, tante volte quante gli aggrada. La povertà, l’ignoranza, la superstizione e l’osservanza di regole medievali, sono alla base della radicata convinzione che, se ci si oppone ai costumi tribali, si è colpiti da terribili maledizioni. Purtroppo queste convinzioni non sono un esclusivo retaggio nigeriano, ma si riscontrano, pur se con diverse sfaccettature, in quasi tutti i paesi africani e in non poche nazioni arabe e asiatiche.
Gli abitanti della Nigeria sfiorano i 200 milioni rendendola la più popolosa nazione africana. Ha immense risorse minerarie ed è il primo fornitore di petrolio del continente. Sembra impossibile che il governo non sia ancora riuscito a promuovere l’istruzione e la sensibilità verso regole di civile convivenza che ispirino rispetto verso i più basilari diritti umani. Qui non si tratta del terrorismo di Boko Haram o dell’eterno e sanguinoso conflitto islamico-cristiano; si tratta di pura barbarie verso bimbe e adolescenti indifese. Comportamenti che nel ventunesimo secolo sono del tutto inaccettabili.
Commento Anonimo
Anche la Madonna ebbe un trattamento simile, come quello riservato alle Muchhe anche qui nella civilissima Italia. Era la sua prediletta, tanto che la fece nascere senza il peccato originale ! Non la fece "stare" con un uomo, la fece partorire Vergine, le ammazzò il figlio, prprio come ammazzano quelli delle Mucche, poi siccome erano ignoranti più delle capre di vittorio sgarbi, dipinsero anche la sua morte. I papi ed i teologi non si accorsero se non 250 dopo il quadro di Caravaggio "la morte della Madonna" che questa non poteva morire, proprio perché senza peccato originale. Pio Nonno o il suo "ghost writer" se ne accorse e si fregiò del dogma dell'immacolata concezione, l'8dicembre...Conseguentemente,  ci si chiede: è meglio finirla subito da "uovo" o finirla da Gallina? Al tuorlo non si tira il collo, mentre la Gallina, prima di essere assassinata per essere mangiata, può essere usata per scopi "sessuali". E tutto ciò questo papa, il primo gesuita, ed anche l'ultimo, il papa nero, altro che il cigno nero, non lo sa ! Ha da ridire sulle donne che abortiscono... perché va data la precedenza al "diritto" del nascituro.  Comprendiamo... che sarebbe allucinante PEDOFILARSI un tuorlo d'uovo ! Va Ma Pa Ra Pon Zi Pon Zi Pà !


Come “smontare” il grande inganno e liberarsi del capestro del debito pubblico? Bastano 200 miliardi, “pescati” dall’enorme risparmio italiano, pari a 4.200 miliardi di euro (senza contare i 5.000 miliardi di patrimonio edilizio). Siamo un paese ancora ricchissimo: per questo ci stanno “rapinando”. Come uscirne? Recuperando il controllo della moneta. Ma la stretta del debito è risolvibile da subito: basta abilitare la Cassa Depositi e Prestiti. Obiettivo: offrire ai risparmiatori titoli-sicurezza, non speculativi, come ai tempi dei Bot. In pochi mesi, l’incubo dello spread sarebbe un ricordo. Lo Stato tornerebbe a finanziarsi con denaro italiano. Tutto ciò non accade per un solo motivo: manca la volontà politica. Se non potesse più “ricattare” lo Stato, un enorme sistema di potere finirebbe a gambe all’aria. Per questo non mollano, i boss della finanza che hanno “sequestrato” le nostre vite. Secondo Guido Grossi, ex manager Bnl, la politica ha rinunciato in modo folle al controllo della moneta. Prima, il cittadino portava i risparmi in una banca pubblica e quei soldi venivano investiti nell’economia reale, creando lavoro: lo Stato li usava per fare spesa pubblica. Oggi invece le banche private fanno solo speculazione, e i cittadini non possono più finanziare lo Stato, mentre gli interessi sempre più alti fanno salire l’indebitamento.
Ci hanno messo un cappio al collo, sostiene Grossi, intervistato da Ignazio Dessì su “Tiscali Notizie”. Una trappola: lo spread, il rating, il meccanismo perverso che porta lo Stato a svendere i beni pubblici, fino al caso drammatico della Grecia. La canzone è nota anche in Italia: abbassare il debito pubblico, chiedendo “sacrifici” ai cittadini, pena l’imminente disastro. Diventa un caso persino l’esiguo 2,4% di deficit nel Def gialloverde, per finanziare reddito di cittadinanza, Flat Tax e riforma della legge Fornero. Ma perché rastrellare soldi in prestito sul mercato finanziario estero, quando in Italia c’è una massa enorme di liquidità? Proprio l’internazionalizzazione del debito pubblico ha messo un cappio al collo agli Stati e impedisce loro di impostare liberamente le politiche economiche e sociali. Per questo, quello del debito pubblico è un grande inganno: Usa e Giappone hanno debiti record, eppure scoppiano di salute. Certo, americani e giapponesi sono sovrani: possono fare deficit per aumentare il Pil e non devono far approvare i bilanci a Bruxelles. Ma persino noi, sotto le forche caudine dell’Eurozona, potremmo uscire dal tunnel anche subito.
«L’obiettivo finale – sostiene Grossi – è riportare l’emissione monetaria sotto il controllo pubblico, sotto la politica. Ma la cosa da fare subito è smetterla di farci prestare i soldi dagli investitori istituzionali. Non ne abbiamo alcun bisogno». Oggi, un risparmiatore non compra più Bot o Cct. Non conviene. Gli unici che li comprano sono le banche centrali, i fondi di investimento. «Bisogna trasformare le emissioni», dice Grossi. «Negli anni ’70, Bot e Cct erano comprati dal sistema-Italia, dalle famiglie, dalle aziende e dalle banche italiane». Quando si è passati a chiedere i soldi agli “investitori istituzionali”, i titoli sono stati trasformati «sia nel modo in cui vengono offerti sul mercato, sia nella struttura del titolo stesso». Prima, i Btp erano una eccezione. «Erano nati per andare incontro alle esigenze degli speculatori: una durata lunga con un tasso fisso più alto dell’inflazione va bene sia a un “cassettista” (li compro, li tengo da parte, aspetto la scadenza e intanto guadagno più dell’inflazione), sia a uno speculatore o a un trader che continuamente compra e vende». La durata del Btp è lunga, e il prezzo si muove ogni volta che il tasso di mercato cambia. «Gli speculatori ci vanno a nozze». I risparmiatori, invece, chiedono semplicemente sicurezza: quella che avevano, quando lo Stato controllava la moneta e investiva sull’economia, prima che arrivasse l’Ue a impedirglielo, frenando i deficit.
Secondo Grossi bisogna tornare ai titoli di Stato di durata breve: al cittadino (che non fa speculazione) i soldi risparmiati possono servire da un momento all’altro. Un tempo c’erano i Bot a 3 mesi, comodissimi e sicuri. «Invece il Btp a 7 anni, che ho pagato 100, se lo rivendo dopo un anno può darsi valga 90. Il rischio in questo caso è molto più consistente. E magari, a me cittadino, correre quel rischio non interessa». Il Btp è solo «uno strumento per speculare sui tassi», adatto quindi alle grandi banche e ai fondi d’investimento. «Serve solo a chi vuol fare soldi con i soldi», e quindi «va gradualmente eliminato». Riassumendo: abbiamo “fabbricato” titoli su misura per gli speculatori, ai quali lasciamo anche il controllo dei meccanismi d’asta. Spiega Grossi: «Se io mi sono messo nella condizione di farmi prestare soldi dai mercati finanziari, è chiaro che quando faccio l’asta sto chiedendo sostanzialmente a loro di decidere le condizioni. E se di quei soldi non posso più farne a meno, è evidente che le condizioni man mano si adatteranno alle loro esigenze: quelle di guadagnare il più possibile».
Si può fare il contrario? Certo, basta volerlo. Sapendo che in Italia c’è ancora una massa enorme di liquidità (4.200 miliardi di risparmi) lo Stato può dire: cari cittadini italiani, vi offro l’1 o il 2% per un certo tempo, portate quello che volete. «Con quanto arriva mi ci vado a ricomprare i Btp sul mercato. Faccio crollare lo spread. Basta che arrivino 200 miliardi e noi gli investitori internazionali li salutiamo. Gli restituiamo i loro soldi, ma gli diciamo basta». Siamo in grado di farlo? Guido Grossi ne è certo. In Italia, spiega, si finisce col pagare 4 quello che avremmo potuto pagare 2. Funziona così: se mi scadono 30 miliardi di Btp, li devo andare a rinnovare. In un anno bisogna rinnovare circa 2-300 miliardi di euro (ogni mese, da 20 a 40 miliardi). «Per raccogliere tali cifre, cosa ci vuole a offrire ai cittadini un titolo adatto alle loro esigenze?». I nostri oltre 4.000 miliardi sono costituiti da depositi, fondi, assicurazioni e azioni. Senza contare gli immobili: un patrimonio da 5.000 miliardi. «Per questo siamo un paese ricco, e quei risparmi fanno gola a molti».
Oggi, quando i cittadini hanno risparmi vanno in banca o alla posta, dove c’è chi consiglia cosa comprare. Ma scatta un conflitto di interessi: «Chi ci consiglia e ci vende un Bot o un Cct guadagna una piccolissima commissione. Se ci vende invece un prodotto di investimento, più rischioso, guadagna molto di più. Per forza allora ci venderà quel prodotto lì, di cui non abbiamo bisogno. Qualcuno guadagna e magari noi ci rimettiamo, e in più evitiamo di finanziare lo Stato, come potremmo». Siamo arrivati a questo, spiega Grossi, perché il sistema finanziario e bancario è diventato privato. «Io ho lavorato alla Bnl, che era la banca del Tesoro. Quando sono entrato mi pagavano lo stipendio per fare il mio dovere istituzionale, difendere e tutelare il risparmio da una parte, e selezionare gli investimenti dall’altra. Non mi pagavano per guadagnare, per fare un profitto: mi pagavano per svolgere una importantissima funzione di interesse generale. Questa è la mission di un ente pubblico». Poi la banca è diventata una Spa, ed è arrivato il concetto della migliore efficienza. «In realtà ci ha portato a cambiare completamente l’ottica: la mission non è più la qualità del servizio, ma il fare soldi. Le banche sono diventate sempre più private, sempre più straniere, e amen».
Cosa si può fare? L’obiettivo fondamentale, per Grossi, è uno solo: «Recuperare tutto il controllo del sistema finanziario: è il nostro sistema vitale». Insiste: «Per una economia, per una sana società, è fondamentale. Può esserci sempre chi cerca di farci dei soldi, perché qualcuno ci toglierà sempre del sangue, ma bisogna che quel sistema sia messo sotto controllo in modo democratico e trasparente». Possiamo sempre imparare ad essere più efficienti? «Verissimo, ma comunque quel sistema era meglio di questo. Bisogna recuperare la distinzione tra prodotti di risparmio e di investimento». Negli anni Trenta, gli Stati Uniti guidati da Roosevelt uscirono dalla Grande Depressione – innescata dalla speculazione di Wall Street – proprio in quel modo: separando le banche d’affari dagli istituti di credito ordinario, non autorizzati a giocare in Borsa il risparmio di famiglie e aziende. A fare argine c’era una legge, il Glass-Steagall Act. La rimosse dopo mezzo secolo Bill Clinton, messo alle strette dallo scandalo Lewinsky. Proprio Clinton fece volare, di colpo, l’economia neoliberista basata sulla speculazione finanziaria senza più freni: quella che oggi sta strangolando l’economia reale, ulteriormente rallentata – in Europa – dagli assurdi limiti di spesa imposti dai trattati-capestro dell’Ue, che disabilitano la spesa pubblica lasciando campo libero alle privatizzioni selvagge.
Ai cittadini, sostiene Guido Grossi, bisogna tornare innanzitutto a offrire prodotti di risparmio, anche attraverso aste differenziate. Il player giusto, in Italia? La Cassa Depositi e Prestiti, che all’80% è ancora posseduta dallo Stato. «Oggi viene utilizzata per finanziare grandi interventi. Viaggia con Bancoposta. Nessuna delle due è però una banca. Messe insieme, fanno la funzione della banca: perché Bancoposta raccoglie i risparmi e Cassa Depositi e Prestiti li investe. Entrambe però risentono dell’ottica privatistica». Bisognerebbe invece reindirizzarne il management e la “mission”, sostiene Grossi: «Se io oggi vado a Bancoposta, mi propongono né più né meno prodotti di investimento, come qualunque banca o assicurazione. In una banca pubblica mi devono invece proporre qualcosa di diverso: un deposito semplice, un titolo di Stato. Cassa Depositi e Prestiti invece può fare quegli investimenti pubblici di cui c’è enorme bisogno». Attenzione: la Germania sta già facendo, con la Bundesbank, quello che noi continuiamo a non fare con Bankitalia.
«Quando ci sono le aste dei titoli (bund), il Tesoro tedesco cerca di orientare il prezzo: non lascia cioè i mercati liberi di fare ciò che vogliono». Berlino usa due strumenti: se non c’è domanda sufficiente per assorbire la quantità di titoli proposta, la parte invenduta viene parcheggiata presso la Bundesbank. Non che la banca centrale li compri, perché l’Ue glielo vieta. Quei titoli vengono “parcheggiati”, e al momento opportuno saranno collocati. «E’ come se si allungassero i tempi dell’asta: questa dura fino a quando il mercato capisce che non può avere più di quello che il Tesoro tedesco è disposto a pagare». In definitiva, in questo modo, «si aggira in definitiva l’articolo 123 del Trattato di Maastricht», che è palesemente iniquo. Poi c’è il secondo strumento, cioè l’utilizzo dell Kwf (Kreditanstalt für Wiederaufbau). E’ una grande banca pubblica, «non dissimile dalla nostra Cassa Depositi e Prestiti, perché utilizzata per i grandi investimenti».
La Kfw, ricordava tempo fa Paolo Barnard, può intervenire nelle aste a comprare direttamente i titoli, grazie a un cavillo: è una banca ad azionariato pubblico, controllata dal governo, ma fornalmente resta un ente “di diritto privato”. Lo erano anche Bnl, Unicredit, Banca di Roma, Comit, San Paolo, Banco di Napoli e Banco di Sicilia. «Dopo, però, sono diventate tutte private, e la maggior parte straniere», ricorda Grossi. In ogni caso, adottando il sistema tedesco, ci basterebbe la Cassa Depositi e Prestiti: «Potrebbe comprare in Italia l’invenduto». Tradotto: «Se sto facendo un’asta marginale e vedo che il prezzo sale troppo, può interviene la Cassa e comprarne una parte, poi rivenderla nei giorni successivi sul mercato, come fa la Kfw. E come fanno anche in Francia con la Bpi, la banca pubblica per gli investimenti. Ed è giusto». Sottolinea Grossi: «Non c’è bisogno di chiedere il permesso a nessuno, per questi interventi: nessuna norma nazionale o internazionale li vieta. Non è che sbagliano loro a farlo, sbagliamo noi a non farlo». Che cosa stiamo aspettando?Come “smontare” il grande inganno e liberarsi del capestro del debito pubblico? Bastano 200 miliardi, “pescati” dall’enorme risparmio italiano, pari a 4.200 miliardi di euro (senza contare i 5.000 miliardi di patrimonio edilizio). Siamo un paese ancora ricchissimo: per questo ci stanno “rapinando”. Come uscirne? Recuperando il controllo della moneta. Ma la stretta del debito è risolvibile da subito: basta abilitare la Cassa Depositi e Prestiti. Obiettivo: offrire ai risparmiatori titoli-sicurezza, non speculativi, come ai tempi dei Bot. In pochi mesi, l’incubo dello spread sarebbe un ricordo. Lo Stato tornerebbe a finanziarsi con denaro italiano. Tutto ciò non accade per un solo motivo: manca la volontà politica. Se non potesse più “ricattare” lo Stato, un enorme sistema di potere finirebbe a gambe all’aria. Per questo non mollano, i boss della finanza che hanno “sequestrato” le nostre vite. Secondo Guido Grossi, ex manager Bnl, la politica ha rinunciato in modo folle al controllo della moneta. Prima, il cittadino portava i risparmi in una banca pubblica e quei soldi venivano investiti nell’economia reale, creando lavoro: lo Stato li usava per fare spesa pubblica. Oggi invece le banche private fanno solo speculazione, e i cittadini non possono più finanziare lo Stato, mentre gli interessi sempre più alti fanno salire l’indebitamento.Ci hanno messo un cappio al collo, sostiene Grossi, intervistato da Ignazio Dessì su “Tiscali Notizie”. Una trappola: lo spread, il rating, il meccanismo perverso che porta lo Stato a svendere i beni pubblici, fino al caso drammatico della Grecia. La canzone è nota anche in Italia: abbassare il debito pubblico, chiedendo “sacrifici” ai cittadini, pena l’imminente disastro. Diventa un caso persino l’esiguo 2,4% di deficit nel Def gialloverde, per finanziare reddito di cittadinanza, Flat Tax e riforma della legge Fornero. Ma perché rastrellare soldi in prestito sul mercato finanziario estero, quando in Italia c’è una massa enorme di liquidità? Proprio l’internazionalizzazione del debito pubblico ha strangolato gli Stati, impedendo loro di impostare liberamente le politiche economiche e sociali. Per questo, quello del debito pubblico è un grande inganno: Usa e Giappone hanno debiti record, eppure scoppiano di salute. Certo, americani e giapponesi sono sovrani: possono fare deficit per aumentare il Pil e non devono far approvare i bilanci a Bruxelles. Ma persino noi, sotto le forche caudine dell’Eurozona, potremmo uscire dal tunnel anche subito«L’obiettivo finale – sostiene Grossi – è riportare l’emissione monetaria sotto il controllo pubblico, sotto la politica. Ma la cosa da fare subito è smetterla di farci prestare i soldi dagli investitori istituzionali. Non ne abbiamo alcun bisogno». Oggi, un risparmiatore non compra più Bot o Cct. Non conviene. Gli unici che li comprano sono le banche centrali, i fondi di investimento. «Bisogna trasformare le emissioni», dice Grossi. «Negli anni ’70, Bot e Cct erano comprati dal sistema-Italia, dalle famiglie, dalle aziende e dalle banche italiane». Quando si è passati a chiedere i soldi agli “investitori istituzionali”, i titoli sono stati trasformati «sia nel modo in cui vengono offerti sul mercato, sia nella struttura del titolo stesso». Prima, i Btp erano una eccezione. «Erano nati per andare incontro alle esigenze degli speculatori: una durata lunga con un tasso fisso più alto dell’inflazione va bene sia a un “cassettista” (li compro, li tengo da parte, aspetto la scadenza e intanto guadagno più dell’inflazione), sia a uno speculatore o a un trader che continuamente compra e vende». La durata del Btp è lunga, e il prezzo si muove ogni volta che il tasso di mercato cambia. «Gli speculatori ci vanno a nozze». I risparmiatori, invece, chiedono semplicemente sicurezza: quella che avevano, quando lo Stato controllava la moneta e investiva sull’economia, prima che arrivasse l’Ue a impedirglielo, frenando i deficitSecondo Grossi bisogna tornare ai titoli di Stato di durata breve: al cittadino (che non fa speculazione) i soldi risparmiati possono servire da un momento all’altro. Un tempo c’erano i Bot a 3 mesi, comodissimi e sicuri. «Invece il Btp a 7 anni, che ho pagato 100, se lo rivendo dopo un anno può darsi valga 90. Il rischio in questo caso è molto più consistente. E magari, a me cittadino, correre quel rischio non interessa». Il Btp è solo «uno strumento per speculare sui tassi», adatto quindi alle grandi banche e ai fondi d’investimento. «Serve solo a chi vuol fare soldi con i soldi», e quindi «va gradualmente eliminato». Riassumendo: abbiamo “fabbricato” titoli su misura per gli speculatori, ai quali lasciamo anche il controllo dei meccanismi d’asta. Spiega Grossi: «Se io mi sono messo nella condizione di farmi prestare soldi dai mercati finanziari, è chiaro che quando faccio l’asta sto chiedendo sostanzialmente a loro di decidere le condizioni. E se di quei soldi non posso più farne a meno, è evidente che le condizioni man mano si adatteranno alle loro esigenze: quelle di guadagnare il più possibile».
Si può fare il contrario? Certo, basta volerlo. Sapendo che in Italia c’è ancora una massa enorme di liquidità (4.200 miliardi di risparmi) lo Stato può dire: cari cittadini italiani, vi offro l’1 o il 2% per un certo tempo, portate quello che volete. «Con quanto arriva mi ci vado a ricomprare i Btp sul mercato. Faccio crollare lo spread. Basta che arrivino 200 miliardi e noi gli investitori internazionali li salutiamo. Gli restituiamo i loro soldi, ma gli diciamo basta». Siamo in grado di farlo? Guido Grossi ne è certo. In Italia, spiega, si finisce col pagare 4 quello che avremmo potuto pagare 2. Funziona così: se mi scadono 30 miliardi di Btp, li devo andare a rinnovare. In un anno bisogna rinnovare circa 2-300 miliardi di euro (ogni mese, da 20 a 40 miliardi). «Per raccogliere tali cifre, cosa ci vuole a offrire ai cittadini un titolo adatto alle loro esigenze?». I nostri oltre 4.000 miliardi sono costituiti da depositi, fondi, assicurazioni e azioni. Senza contare gli immobili: un patrimonio da 5.000 miliardi. «Per questo siamo un paese ricco, e quei risparmi fanno gola a molti».
Oggi, quando i cittadini hanno risparmi vanno in banca o alla posta, dove c’è chi consiglia cosa comprare. Ma scatta un conflitto di interessi: «Chi ci consiglia e ci vende un Bot o un Cct guadagna una piccolissima commissione. Se ci vende invece un prodotto di investimento, più rischioso, guadagna molto di più. Per forza allora ci venderà quel prodotto lì, di cui non abbiamo bisogno. Qualcuno guadagna e magari noi ci rimettiamo, e in più evitiamo di finanziare lo Stato, come potremmo». Siamo arrivati a questo, spiega Grossi, perché il sistema finanziario e bancario è diventato privato. «Io ho lavorato alla Bnl, che era la banca del Tesoro. Quando sono entrato mi pagavano lo stipendio per fare il mio dovere istituzionale, difendere e tutelare il risparmio da una parte, e selezionare gli investimenti dall’altra. Non mi pagavano per guadagnare, per fare un profitto: mi pagavano per svolgere una importantissima funzione di interesse generale. Questa è la mission di un ente pubblico». Poi la banca è diventata una Spa, ed è arrivato il concetto della migliore efficienza. «In realtà ci ha portato a cambiare completamente l’ottica: la mission non è più la qualità del servizio, ma il fare soldi. Le banche sono diventate sempre più private, sempre più straniere, e amen».
Cosa si può fare? L’obiettivo fondamentale, per Grossi, è uno solo: «Recuperare tutto il controllo del sistema finanziario: è il nostro sistema vitale». Insiste: «Per una economia, per una sana società, è fondamentale. Può esserci sempre chi cerca di farci dei soldi, perché qualcuno ci toglierà sempre del sangue, ma bisogna che quel sistema sia messo sotto controllo in modo democratico e trasparente». Possiamo sempre imparare ad essere più efficienti? «Verissimo, ma comunque quel sistema era meglio di questo. Bisogna recuperare la distinzione tra prodotti di risparmio e di investimento». Negli anni Trenta, gli Stati Uniti guidati da Roosevelt uscirono dalla Grande Depressione – innescata dalla speculazione di Wall Street – proprio in quel modo: separando le banche d’affari dagli istituti di credito ordinario, non autorizzati a giocare in Borsa il risparmio di famiglie e aziende. A fare argine c’era una legge, il Glass-Steagall Act. La rimosse dopo mezzo secolo Bill Clinton, messo alle strette dallo scandalo Lewinsky. Proprio Clinton fece volare, di colpo, l’economia neoliberista basata sulla speculazione finanziaria senza più freni: quella che oggi sta strangolando l’economia reale, ulteriormente rallentata – in Europa – dagli assurdi limiti di spesa imposti dai trattati-capestro dell’Ue, che disabilitano la spesa pubblica lasciando campo libero alle privatizzazioni selvagge.
Ai cittadini, sostiene Guido Grossi, bisogna tornare innanzitutto a offrire prodotti di risparmio, anche attraverso aste differenziate. Il player giusto, in Italia? La Cassa Depositi e Prestiti, che all’80% è ancora posseduta dallo Stato. «Oggi viene utilizzata per finanziare grandi interventi. Viaggia con Bancoposta. Nessuna delle due è però una banca. Messe insieme, fanno la funzione della banca: perché Bancoposta raccoglie i risparmi e Cassa Depositi e Prestiti li investe. Entrambe però risentono dell’ottica privatistica». Bisognerebbe invece reindirizzarne il management e la “mission”, sostiene Grossi: «Se io oggi vado a Bancoposta, mi propongono né più né meno prodotti di investimento, come qualunque banca o assicurazione. In una banca pubblica mi devono invece proporre qualcosa di diverso: un deposito semplice, un titolo di Stato. Cassa Depositi e Prestiti invece può fare quegli investimenti pubblici di cui c’è enorme bisogno». Attenzione: la Germania sta già facendo, con la Bundesbank, quello che noi continuiamo a non fare con Bankitalia.
«Quando ci sono le aste dei titoli (bund), il Tesoro tedesco cerca di orientare il prezzo: non lascia cioè i mercati liberi di fare ciò che vogliono». Berlino usa due strumenti: se non c’è domanda sufficiente per assorbire la quantità di titoli proposta, la parte invenduta viene parcheggiata presso la Bundesbank. Non che la banca centrale li compri, perché l’Ue glielo vieta. Quei titoli vengono “parcheggiati”, e al momento opportuno saranno collocati. «E’ come se si allungassero i tempi dell’asta: questa dura fino a quando il mercato capisce che non può avere più di quello che il Tesoro tedesco è disposto a pagare». In definitiva, in questo modo, «si aggira in definitiva l’articolo 123 del Trattato di Maastricht», che è palesemente iniquo. Poi c’è il secondo strumento, cioè l’utilizzo dell Kwf (Kreditanstalt für Wiederaufbau). E’ una grande banca pubblica, «non dissimile dalla nostra Cassa Depositi e Prestiti, perché utilizzata per i grandi investimenti».
La Kfw, ricordava tempo fa Paolo Barnard, può intervenire nelle aste a comprare direttamente i titoli, grazie a un cavillo: è una banca ad azionariato pubblico, controllata dal governo, ma formalmente resta un ente “di diritto privato”. Lo erano anche Bnl, Unicredit, Banca di Roma, Comit, San Paolo, Banco di Napoli e Banco di Sicilia. «Dopo, però, sono diventate tutte private, e la maggior parte straniere», ricorda Grossi. In ogni caso, adottando il sistema tedesco, ci basterebbe la Cassa Depositi e Prestiti: «Potrebbe comprare in Italia l’invenduto». Tradotto: «Se sto facendo un’asta marginale e vedo che il prezzo sale troppo, può interviene la Cassa e comprarne una parte, poi rivenderla nei giorni successivi sul mercato, come fa la Kfw. E come fanno anche in Francia con la Bpi, la banca pubblica per gli investimenti. Ed è giusto». Sottolinea Grossi: «Non c’è bisogno di chiedere il permesso a nessuno, per questi interventi: nessuna norma nazionale o internazionale li vieta. Non è che sbagliano loro a farlo, sbagliamo noi a non farlo». Che cosa stiamo aspettando?
Commento Monia De Moniax
Ue, spread, UBC ufficio bilancio camera-”istituito nel 2014-sgoverno renzi-napolitano II diciamo ABUSIVI” , Bankitalia Spa, FMI fondo mondiale internazionale, Moody’s, Fitch, Standard & Poor’s, tutti organi NON NECESSARI, e soprattutto NON ELETTI. Banche Italiane “zeppe” di titoli di stato, che certamente non hanno accumulato nei 5 mesi di “apparizione” del Governo Eletto gialloverde o verdegiallo, ma per “sostenere” TENERE A GALLA i precedenti NON ELETTI governi, praticamente golpettamente imposti da parte di “garanti della Costituzione….Italiana”. L’economista con la E Maiuscola Paolo Savona, messo sotto un torchio incompetente e biascicante farfugliamenti da pseudo economia non ha detto quello che riferiscono stamattina “i mezzi”. Ha invece affermato che “in the end” deciderà il PARLAMENTO. Ho ascoltato in TV dalla bocca dei due “ragazzi” che loro non arretrano, sciorinando una replica degna di quegli economisti più che preparati e competenti che abbondano nelle file della Lega, che abbiamo, conoscendoli, più che apprezzato, di cui condividiamo completamente le ragioni.