martedì 21 maggio 2019


da freeanimals veritas vincit

Il Piave dei nostri giorni  Testo di Marcello Turco  martedì 21 maggio 2019
Salvini sì o Salvini no, siamo però al paradosso di ritrovarci un sacco di connazionali che vanno in piazza a contestare un ministro non per il suo operato di statista, ma perché è severo con degli stranieri, che per di più sono un problema per la nazione. È come se quando gli austriaci venivano ricacciati oltre il Piave, qualcuno fosse andato dal generale Diaz a contestarlo per aver cacciato gli invasori. Non mi piace Salvini, ma provo davvero una fortissima antipatia per chi lo contesta. Sono persone molli, benestanti, che non hanno mai visto un clandestino da vicino, non si sono mai trovati nel degrado di una piazza presa in ostaggio da spacciatori nigeriani, non hanno problemi economici e vorrebbero un'Italia piena di marmaglia scartata dalle altre nazioni. Non mi piace Salvini, ma a lui dico: "Avanti! Fai che il Mediterraneo sia il Piave dei nostri giorni".


Un Commento

Ecco cosa hanno ottenuto i “buonisti” che si fanno i cavoli degli Italiani anziché occuparsi delle corna loro.
Hanno trasformato un Leghista SiTavvaro in Un Patriota...che sarà votato il 26 maggio 2019 anche da chi ha l'Ideale Comunista, NON l'internazionalismo precursore della globalizzazione. Il 26 maggio nel votare ci ricorderemo del 24 maggio 1915. In onore di chi è morto per Noi, canteremo La leggenda del Piave  Brano di E. A. Mario , nome d'arte di Giovanni Ermete Gaeta un napoletano verace, anche autore di Vipera, Balocchi e Profumi, Santa Lucia luntana e la celeberrima Tammuriata Nera.

Questo è l'inno di risposta alla prigione europe. Altro che gioia vostra morte nostra !

La leggenda del Piave

Il Piave mormorava,
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera...
Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti!
S'udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero,
il Piave mormorò:
Non passa lo straniero!
Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti!
S'udiva allor, dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorio de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò:
Ritorna lo straniero!
E ritornò il nemico;
per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora...
No!, disse il Piave. No!, dissero i fanti,
Mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combatteron l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
Indietro va', straniero!
Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento...
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...
Infranse, alfin, l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi... Libere le sponde...
E tacque il Piave: si placaron l'onde...
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!




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