https://www.dagospia.com 8 ott 2019 20:30
Maria Giovanna Maglie: Condanno chi dice 'sporco negro'
ma facciamo un elenco di tutti gli italiani aggrediti e picchiati da immigrati impazziti
Maria Giovanna Maglie per Dagospia AMERICA FATTA A MAGLIE - ORMAI LO SCANDALO INTERNAZIONALE DEL RUSSIAGATE FARLOCCO NON SI RIESCE PIÙ A CONTENERE, VISTO CHE EMERGE ANCHE IL CONTRIBUTO ITALIANO. LO SCOPO ERA FAR ELEGGERE TRIONFALMENTE HILLARY ED ELIMINARE IL PUZZONE TRUMP, CERTO, MA ANCHE COPRIRE STREPITOSE MALEFATTE INTERNAZIONALI, COME LA DISGRAZIATA CAMPAGNA LIBICA CHE HA PORTATO ALL'ELIMINAZIONE DI GHEDDAFI, CON OBAMA, MERKEL E SARKOZY CHE RIDEVANO MENTRE ALL'ITALIA SI TOGLIEVA IL PETROLIO E SI LASCIAVANO I CLANDESTINI.
Quindi il grande scandalo sarebbero quattro stracciaculi, con rispetto parlando, che nell'hotel più chiacchierato e spiato di Mosca parlavano di petrolio libico e di Eni, come Totò e Nino Taranto vendevano la Fontana di Trevi?
Quindi il grande scandalo sarebbero quattro stracciaculi, con rispetto parlando, che nell'hotel più chiacchierato e spiato di Mosca parlavano di petrolio libico e di Eni, come Totò e Nino Taranto vendevano la Fontana di Trevi?
Viene da ridere pensando al vero scandalo internazionale che ora non si riesce più a nascondere.
E come mai ora Giuseppi si mette addirittura a citare Sigonella e la difesa della sovranità nazionale? A parte il paragone, per me blasfemo, con un grande statista come Bettino Craxi, chi è in questo caso il ricercato che Conte si rifiuterebbe, tardivamente, di consegnare agli americani, ammettendo così implicitamente che il personaggio è ancora qui su suolo italiano? Stiamo parlando del professore maltese Mifsud?
Nel 2015 e 2016 c'è stato il vero complotto ordito da Washington con il contributo probabile anche se ancora da dimostrare pienamente del governo italiano di allora, il governo Renzi, e che ora sta venendo prepotentemente fuori perché Trump è uno che non guarda in faccia nessuno e intende percorrere da vincitore con ignominia dell'avversario la campagna del 2020, aveva certamente come scopo principale quello di far eleggere trionfalmente Hillary Clinton, e nel corso della campagna di sventare il pericolo crescente costituito da una outsider come Donald Trump.
Ma aveva anche lo scopo di coprire strepitose malefatte internazionali, al centro delle quali c'era la Libia e la disgraziata campagna che ha portato all'eliminazione di un dittatore ormai pensionato e ridotto ad alleato come Muammar Gheddafi, ma anche al ridimensionamento del ruolo italiano nel Mediterraneo e nell'Unione europea.
Doveva coprire lo scandalo disgustoso dell'assassinio dell'ambasciatore Stevens e delle sue guardie del corpo, deciso praticamente a tavolino dalla Clinton perché a metà settembre 2012, a ridosso del voto di secondo mandato per Barack Obama, niente doveva rovinare l'immagine perfetta della vittoria in Libia, figurarsi l'appello disperato, trecento messaggi, di un ambasciatore lasciato solo e circondato da bande di terroristi islamici assassini, dagli Stati Uniti stessi sguinzagliati per agire contro Gheddafi, e divenuti incontrollabili.
Di qui il crocevia di spie, le verità inquinate, le prove montate ad arte, i docenti che fanno un altro mestiere e attirano nella trappola un ingenuo consulente della controparte ansioso di guadagnare gradi, rifilano documenti palesemente falsi, un castello di carte che non è riuscito a bloccare l'avanzata di Donald Trump, ma che, sempre con la complicità del Deep State e delle agenzie governative, ne ha inficiato l'autorevolezza o provato a farlo per i primi quattro anni di mandato.
L'inchiesta denominata Russiagate su una infiltrazione e complicità del governo e dello spionaggio russo per far vincere le elezioni a Trump è stata pensata tra Washington e Roma.
Se oggi si parla impunemente di impeachment e i democratici americani straparlano di questo strumento, pur sapendo che è inutilizzabile e impossibile, se il clima politico americano è avvelenato nonostante una stagione di prosperità economica senza precedenti, se il partito Democratico è ridotto a una retroguardia dell'internazionale socialista, isolati i moderati che sono sempre stati gli unici capaci di far vincere le elezioni a quel partito, se avanzano un politically correct e metoo francamente intollerabili per qualunque civiltà, perfino se comandano le gretine del mondo, una parte preponderante di responsabilità va attribuita alle presidenza Obama e alla pretesa di continuare a governare senza ostacoli, quindi alle vicende del 2015 e 2016.
L'Italia di Renzi e Gentiloni ha giocato un ruolo di sicuro di sponda, il professore maltese, che ha fatto da postino e in qualche modo da organizzatore dall'università romana Link Campus di Enzo Scotti, è ancora qua a Roma, o era qua fino alla primavera ultima scorsa, protetto.
E come mai ora Giuseppi si mette addirittura a citare Sigonella e la difesa della sovranità nazionale? A parte il paragone, per me blasfemo, con un grande statista come Bettino Craxi, chi è in questo caso il ricercato che Conte si rifiuterebbe, tardivamente, di consegnare agli americani, ammettendo così implicitamente che il personaggio è ancora qui su suolo italiano? Stiamo parlando del professore maltese Mifsud?
Nel 2015 e 2016 c'è stato il vero complotto ordito da Washington con il contributo probabile anche se ancora da dimostrare pienamente del governo italiano di allora, il governo Renzi, e che ora sta venendo prepotentemente fuori perché Trump è uno che non guarda in faccia nessuno e intende percorrere da vincitore con ignominia dell'avversario la campagna del 2020, aveva certamente come scopo principale quello di far eleggere trionfalmente Hillary Clinton, e nel corso della campagna di sventare il pericolo crescente costituito da una outsider come Donald Trump.
Ma aveva anche lo scopo di coprire strepitose malefatte internazionali, al centro delle quali c'era la Libia e la disgraziata campagna che ha portato all'eliminazione di un dittatore ormai pensionato e ridotto ad alleato come Muammar Gheddafi, ma anche al ridimensionamento del ruolo italiano nel Mediterraneo e nell'Unione europea.
Doveva coprire lo scandalo disgustoso dell'assassinio dell'ambasciatore Stevens e delle sue guardie del corpo, deciso praticamente a tavolino dalla Clinton perché a metà settembre 2012, a ridosso del voto di secondo mandato per Barack Obama, niente doveva rovinare l'immagine perfetta della vittoria in Libia, figurarsi l'appello disperato, trecento messaggi, di un ambasciatore lasciato solo e circondato da bande di terroristi islamici assassini, dagli Stati Uniti stessi sguinzagliati per agire contro Gheddafi, e divenuti incontrollabili.
Di qui il crocevia di spie, le verità inquinate, le prove montate ad arte, i docenti che fanno un altro mestiere e attirano nella trappola un ingenuo consulente della controparte ansioso di guadagnare gradi, rifilano documenti palesemente falsi, un castello di carte che non è riuscito a bloccare l'avanzata di Donald Trump, ma che, sempre con la complicità del Deep State e delle agenzie governative, ne ha inficiato l'autorevolezza o provato a farlo per i primi quattro anni di mandato.
L'inchiesta denominata Russiagate su una infiltrazione e complicità del governo e dello spionaggio russo per far vincere le elezioni a Trump è stata pensata tra Washington e Roma.
Se oggi si parla impunemente di impeachment e i democratici americani straparlano di questo strumento, pur sapendo che è inutilizzabile e impossibile, se il clima politico americano è avvelenato nonostante una stagione di prosperità economica senza precedenti, se il partito Democratico è ridotto a una retroguardia dell'internazionale socialista, isolati i moderati che sono sempre stati gli unici capaci di far vincere le elezioni a quel partito, se avanzano un politically correct e metoo francamente intollerabili per qualunque civiltà, perfino se comandano le gretine del mondo, una parte preponderante di responsabilità va attribuita alle presidenza Obama e alla pretesa di continuare a governare senza ostacoli, quindi alle vicende del 2015 e 2016.
L'Italia di Renzi e Gentiloni ha giocato un ruolo di sicuro di sponda, il professore maltese, che ha fatto da postino e in qualche modo da organizzatore dall'università romana Link Campus di Enzo Scotti, è ancora qua a Roma, o era qua fino alla primavera ultima scorsa, protetto.
C'è poco da minacciare querele, ricordarsi invece il viaggio di Matteo Renzi a Washington con folta corte.
Oggi lo stesso ruolo di servitù, è solo cambiato il committente, lo ha con grande furbizia esercitato Giuseppi Conte in una fase delicata della sua ardita carriera politica. Quando il giorno 15 di agosto, a crisi aperta da una settimana del primo governo Conte a trazione Di Maio Salvini, è arrivato a Roma in visita riservatissima attorney general William Barr ovvero finalmente un uomo di Trump in quel posto delicato e quindi quello in grado di indagare sul serio sul complotto internazionale, mettendoci dentro anche l'Ucraina, Giuseppi si è messo comodo e ha fatto tutte le promesse del caso, ottenendo in cambio non solo il silenzio assenso del pragmatico Trump alla sua doppia capriola verso il secondo governo, ma anche un tweet di sostegno.
Solo che poi dall'uomo dei servizi, messo a disposizione con grande disinvoltura rispetto alla sovranità nazionale da Conte in due viaggi di Barr è uscito pochissimo, gli americani si sono risentiti, la notizia è stata fatta trapelare. Il resto è tutto da vedere.
Che poi se apri qualche mail a caso della quantità sterminata di posta di Hillary Clinton, Segretario di Stato nell'era Obama e fino al momento di candidarsi a sicuro presidente degli Stati Uniti nel 2016, non fosse arrivato quel matto di Trump, ci trovi tutto quello che serve per spiegare gli avvenimenti internazionali degli ultimi 10 anni...omissis...
Oggi lo stesso ruolo di servitù, è solo cambiato il committente, lo ha con grande furbizia esercitato Giuseppi Conte in una fase delicata della sua ardita carriera politica. Quando il giorno 15 di agosto, a crisi aperta da una settimana del primo governo Conte a trazione Di Maio Salvini, è arrivato a Roma in visita riservatissima attorney general William Barr ovvero finalmente un uomo di Trump in quel posto delicato e quindi quello in grado di indagare sul serio sul complotto internazionale, mettendoci dentro anche l'Ucraina, Giuseppi si è messo comodo e ha fatto tutte le promesse del caso, ottenendo in cambio non solo il silenzio assenso del pragmatico Trump alla sua doppia capriola verso il secondo governo, ma anche un tweet di sostegno.
Solo che poi dall'uomo dei servizi, messo a disposizione con grande disinvoltura rispetto alla sovranità nazionale da Conte in due viaggi di Barr è uscito pochissimo, gli americani si sono risentiti, la notizia è stata fatta trapelare. Il resto è tutto da vedere.
Che poi se apri qualche mail a caso della quantità sterminata di posta di Hillary Clinton, Segretario di Stato nell'era Obama e fino al momento di candidarsi a sicuro presidente degli Stati Uniti nel 2016, non fosse arrivato quel matto di Trump, ci trovi tutto quello che serve per spiegare gli avvenimenti internazionali degli ultimi 10 anni...omissis...
Nessun commento:
Posta un commento