giovedì 24 ottobre 2019


 

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Il male oscuro del nostro tempo, sospeso tra passato e futuro  
 
di Piero Rivoira 24 Ottobre 2019
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Estratto
 
L’evoluzione biologica è il processo attraverso il quale la materia inanimata diventa cosciente: benché il vostro cervello sia costituito da atomi non diversamente dallo smartphone sul quale state leggendo questo articolo, è estremamente improbabile che, anche aspettando miliardi di anni, tale oggetto diventi autocosciente. Eppure, per quanto possa sembrare assurdo, è proprio ciò che è effettivamente accaduto.
Nel romanzo di fantascienza, fondato da Isaac Asimov, e soprattutto, delle opere cinematografiche, gli “alieni” sono esseri malvagi che provengono dallo spazio profondo e vogliono sterminare l’umanità per impossessarsi della Terra.
Proviamo ad invertire il nostro punto di vista: e se fossimo noi, quegli alieni malvagi? E se gli extraterrestri esistessero veramente e avessero davvero visitato il nostro pianeta ma se ne stessero alla larga, terrorizzati dalla nostra potenziale pericolosità nei loro confronti?
Una cosa sembra essere certa: la vita è un fenomeno talmente improbabile che non può che essere estremamente rara nell’universo o, addirittura, potrebbe anche essersi evoluta unicamente sul nostro pianeta. Come tale, dovrebbe essere accudita, tutelata, protetta.
La comparsa della nostra specie non è un fatto necessario ma puramente casuale, accidentale, frutto di una concatenazione fortuita, improbabile di eventi, e non si sarebbe verificata se 65 milioni di anni fa, tra la fine del Cretaceo e l’inizio del Paleocene, un gigantesco asteroide, entrando in collisione con la Terra, non avesse posto fine al mondo dominato dai grandi rettili, l’Era Mesozoica, e se, milioni di anni dopo, l’inaridimento del clima in Africa Orientale non avesse favorito alcune specie di ominidi arboricoli, che furono avvantaggiati avendo gradualmente assunto una stazione eretta e sviluppato un cervello più grande.
Una sola regola: «Ogni angolo della Terra è sacro, ogni forma di vita è sacra; non si va a casa d’altri (nel territorio di un altro popolo) senza essere stati invitati».
Ma questa ricchezza è stata dilapidata e distrutta affinché, per mezzo del lavoro, venisse convertita in denaro. Adesso il denaro viene utilizzato per produrre altro denaro, senza che ciò rappresenti la retribuzione del lavoro svolto. La massa del denaro circolante è aumentata, così, a dismisura, in modo esponenziale, tanto che, se dovesse essere convertita tutta in beni materiali, si scoprirebbe che sull’intero pianeta non ci sono abbastanza beni da acquistare, da cambiare con il denaro. E allora, per creare nuovi beni, si continuano a costruire sempre nuove case, a tagliare alberi, a estrarre metalli rari, idrocarburi, a coltivare o convertire a pascolo superfici sempre più vaste. E tutto ciò viene giustificato dall’esigenza di creare nuovi posti di lavoro.
Ci siamo indeboliti fisicamente, non facciamo più neanche il servizio militare, non siamo più in grado non dico di usare un’arma ma anche soltanto di affrontare una situazione di emergenza; assistiamo passivamente al massacro di un nostro amico, senza neanche provare ad aiutarlo, per paura, per vigliaccheria. 
Deboli, codardi, smidollati: così siamo diventati. 
Ecco perché i terroristi islamici ci spaventano tanto: forse inconsciamente, ci rendiamo conto che sono più forti, più determinati, più valorosi di noi, dal momento che sono disposti anche a morire per affermare i loro folli ideali, i loro
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valori criminali. 
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