lunedì 17 giugno 2019

Proteine e Latte



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Proteine animali e vegetali: quali sono le differenze
Sono meglio le proteine animali o quelle vegetali? Ecco la verità secondo le ultime ricerche scientifiche.
Che differenza c’è fra le proteine animali e quelle vegetali? Si tratta di una domanda a cui solo di recente il mondo scientifico ha trovato una risposta.
Prima di tutto facciamo un po’ di chiarezza: le proteine vegetali si trovano in tutti gli alimenti che hanno origine vegetale, ossia i legumi, i cereali e alcuni tipi di verdure, mentre le proteine animali si trovano nella carne, nel pesce, nei latticini e nelle uova. Come si differenzia il loro apporto nutritivo? 


Secondo alcune teorie nate negli anni Settanta esiste un gap fra queste due tipologie di proteine con un rapporto 1 a 2.
Per fare una proteina animale dunque sarebbero necessarie due proteine vegetali di tipo diverso, ottenute sommando fra loro gli alimenti, ad esempio consumando delle verdure con i cereali. Si tratta in realtà di un falso mito, che solo di recente è stato definitivamente sfatato. 
In realtà il valore nutrizionale è pressoché identico come aveva già dimostrato, nel 1909 il biochimico Karl Heinrich Ritthausen, e in seguito nel 1981 la nutrizionista Frances Lappé.
L’ultima ricerca, che conferma la teoria, risale al 2002, quando il dottor John McDougall pubblicò un interessante studio sulla rivista dell’American Heart Association, spiegando come la combinazione degli alimenti, per avere il giusto apporto di amminoacidi, è del tutto errata. Secondo gli studiosi una percezione sbagliata delle proteine vegetali, percepite come “povere”, nel tempo ha portato molte persone a scegliere di non seguire diete vegane e vegetariane, per paura di andare incontro a carenze alimentari.
In realtà invece è possibile assumere le proteine di cui il corpo ha bisogno (pari a 0,8-0,9 grammi ogni chilo) anche senza consumare carne, pesce e latticini. Gli alimenti migliori per raggiungere l’obiettivo giornaliero e rimanere in forma sono
i semi di chia,
ma anche la quinoa,
le albicocche disidratate,
i germogli,
i semi di canapa,
i legumi ed i cereali (soprattutto il farro).


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Latte di mucca o capra al posto di quello materno?
 
 
 
Ogni specie di mammifero ha un latte formulato espressamente per i suoi piccoli: per questo il latte di altre specie non va bene. Vediamo perché  Paolo Sarti, pediatra
Latte di mucca o capra al posto di quello materno?
Ogni specie ha il proprio latte, con cui alimenta i cuccioli fino allo svezzamento. Solo l’uomo è sfuggito a questa regola e si è organizzato per nutrire i propri piccoli anche con latte di altre specie.
Interviene la scienza
Lo sviluppo delle conoscenze della chimica ha consentito di analizzare e quindi di confrontare i costituenti dei vari tipi di latte usati nei secoli in sostituzione di quello materno: vacca, asina, capra e pecora. Il più vicino a quello materno è risultato essere il latte di asina. Una vicinanza comunque estremamente approssimativa e che non tiene certo conto delle recenti scoperte sulle qualità immunitarie e bio-specifiche del latte umano. La lontananza di specie è ancora più evidente per il latte di capra, di mucca e di pecora ed è quindi impossibile poter usare questi latti così come sono nel primo anno di vita, senza che il bambino ne subisca danni e corra rischi.
Il latte materno conserva le sue proprietà anche dopo il primo anno di vita del bambino.
I primi tentativi di produrre un latte sostitutivo per l’uomo, nonostante la maggiore affinità del latte asinino a quello umano, sono partiti dall’elaborazione del latte di mucca, per via della sua facile reperibilità: sono nati così quelli che chiamiamo latti artificiali.
Nei secoli passati la scelta di ricorrere semplicemente al latte di un altro animale era inevitabile per mancanza di soluzioni alternative. Farlo oggi, invece, come invitano alcuni movimenti “naturalistici”, significa esporre il bambino a danni e rischi; mossi solo da emotività, mode e scarse conoscenze, si rivende per “scelta naturale” e “ritorno alla natura” quello che in realtà è il rifiuto di anni di studi e conoscenze, costati la fatica di molti ricercatori.
La vera naturalità sta nel rispetto delle regole biologiche scritte milioni di anni fa e non nell’utilizzo decorativo e paesaggistico di mucche o capre pascolanti: IL LORO LATTE È NATURALE SOLO PER VITELLI E CAPRETTI RISPETTIVAMENTE. Per l’uomo, l’unico latte previsto dalla natura è quello di donna.

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