martedì 29 dicembre 2020

Se è gratis, allora il prodotto sei tu

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“Lockdown mentale”: il vero Pericolo non è il Lupo, è il Gregge! di Giorgio Cattaneo 29 Dicembre 2020 



 
I complotti non esistono… infatti Giulio Cesare si pugnalò da solo! Più che pugnali, oggi scintillano siringhe (e dollari… tantissimi). Ma sbaglierebbe chi accusasse il pastore o il Lupo: il vero problema è il gregge! 
“Se è gratis, allora il prodotto sei tu”. Un vecchio adagio, che oggi spiega benissimo il vortice della cosiddetta infodemia totalizzante, l’informazione unilaterale somministrata da editori largamente finanziati – via pubblicità – da mercanti di farmaci e di automobili. 
In Italia siamo al culmine, con il Governo che ha foraggiato il mercante d’auto (quello che le tasse le versa all’estero, e che detiene la proprietà di una larga fetta dell’editoria giornalistica nazionale) pagandolo persino per produrre bavaglini facciali da portare sul volto anche all’aperto, anche quando si è completamente soli, così da rendere visibile la docilità del gregge a cui – tra milioni di mezze verità – è stato impartito un unico comando, l’obbedienza. 
È il gregge, non il pastore, a portare su di sé la maggior responsabilità degli eventi: la paura, sapientemente instillata per mesi, ha permesso al mandriano di spingersi sempre più oltre, nei suoi sogni zootecnici che rasentano il delirio. L’ultimo capitolo della saga (invariato il titolo: se è gratis, il prodotto sei tu) è la palingenesi neo-vaccinale obbligatoria e universale, pena il divieto di accesso al mondo civile, alla socialità ordinaria (che poi, precisa sempre il pastore, ordinaria non sarà mai più). 
Non è uno scherzo, è tutto vero: la popolazione sembra pronta ad abdicare alla sua umanità, a rinunciare a se stessa, per via di un virus para-influenzale che in un anno avrebbe causato un milione e mezzo di vittime, stando ai dati ufficiali. La terribile Spagnola falcidiò 50 milioni di esseri umani, senza per questo fermare il mondo. L’altra grande differenza, rispetto al primo dopoguerra del Novecento, risiede probabilmente nell’assenza – allora – di quello che oggi va sotto il nome di Big Media. Ai tempi, il “Ministero della Verità” non esisteva ancora, neppure nei progetti letterari di George Orwell: le imprese del “Grande Fratello” compariranno in libreria solo dopo un’altra guerra mondiale. 
Oggi, Big Media e Big Data si sono fuse in un unisono: non solo cantano la stessa canzone, ma riducono al silenzio chiunque alzi la mano per chiedere chiarimenti. LA NOTIZIA PERÒ È UN’ALTRA: L’ACCONDISCENDENZA BELANTE DEI MANSUETI ERBIVORI. SONO LORO, IN FONDO, A INCORAGGIARE OGNI POSSIBILE ABUSO. Lo spettacolo che offrono è pericoloso: incentiva qualsiasi sperimentazione, anche le più folli, garantendo all’eventuale “Dottor Stranamore” la certezza dell’impunità. 
La palingenesi biochimica (il vaccino) giunge al termine di una lunga attesa “messianica”, in cui è accaduto tutto ciò che non sarebbe dovuto accadere: il divieto di compiere tempestivi esami autoptici, i compensi ospedalieri per ogni degente classificato come infetto, i decessi causati da un errato approccio terapeutico, l’emarginazione preoccupante dei sanitari che – dal cortisone in giù – hanno segnalato farmaci efficaci da inserire in protocolli idonei a ridimensionare molto il bilancio del disastro, fino a ridurlo alle dimensioni di un fenomeno ordinariamente affrontabile con cure domiciliari. 
Non è stato compiuto neppure il gesto più elementare: dotare di procedure affidabili la medicina territoriale, onde intervenire in modo sollecito e magari risolutivo, evitando molti ricoveri. Ha così avuto buon gioco l’imperio del lockdown mentale, il coprifuoco psicologico in attesa della riapertura dell’ipermercato che conta, quello farmaceutico, con i suoi fantastiliardi concentrati sull’unica profilassi ormai ammissibile. 
Notoriamente, del resto, i complotti non esistono: Giulio Cesare si pugnalò da solo. Più che pugnali, oggi scintillano siringhe (e dollari… tantissimi). MA SBAGLIEREBBE CHI ACCUSASSE IL PASTORE: IL VERO PROBLEMA È IL GREGGE. E’ COSÌ CIECO DA SCAMBIARE L’INIZIO PER LA FINE. Da mesi spera che sia solo questione di pazienza e disciplina: giorni, settimane. Come se fossimo ancora nel mondo ragionevole, quello di ieri, in cui il Dottor Stranamore – per molto meno – sarebbe finito davanti a un giudice.

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