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La McDonaldizzazione della Filosofia
20 maggio 2019
Mentre le società si evolvevano oltre l’era pre-industriale, sono diventate sempre più dominate dalla burocrazia. In ogni caso, la forma finale della burocrazia è la McDonaldizzazione (Ritzer, 1996). Rappresenta un’ampia gamma di burocrazie dominate dai principi del settore del fast food, ovvero: efficienza, valutabilità, prevedibilità e controllo. Questi principi stanno piano piano arrivando a dominare sempre più settori della società, sia in America che all’estero. Sfortunatamente, la McDonaldizzazione adesso sta influenzando la stessa filosofia.
Come uomini e donne di pensiero, non dobbiamo trascurare questo pericolo. Non dobbiamo permettere che il campo della filosofia divenga permanentemente McDonaldizzato da potenti amministratori, burocrati ritualistici, imprenditori alla ricerca del profitto e politici dilettanti. È tempo di usare il potere delle idee per combattere questa usurpazione della saggezza.
La McDonaldizzazione incarna l’idea che tutte le attività umane possano essere contate, calcolate e quantificate. L’enfasi è sulla quantità piuttosto che sulla qualità, sull’omogamia piuttosto che sulla diversità, sugli slogan piuttosto che sull’intelligenza logica, sulle battute da film piuttosto che sugli auguri di cuore, sui sorrisi vuoti piuttosto che sulle espressioni sincere, sulle routine piuttosto che sulle alternative intelligenti, sulle interazioni para-sociali piuttosto che sugli scambi faccia a faccia, sulle uniformi piuttosto che sugli abiti scelti con criteri estetici, sulla minimizzazione dei pericoli piuttosto che sulle sagge precauzioni e sul controllo amministrativo piuttosto che sull’iniziativa auto-determinata. Soprattutto, incarna il trionfo della soggettività sull’oggettività, risultando in una blanda stupidità, in un monotono pseudo-idealismo, in una conformismo monodimensionale, e in una bruttezza odiosa e compiaciuta che servirà da monumento alla stupidità.
La filosofia è il più grande prodotto dell’intelletto umano. Come filosofi dovremmo essere guidati dalle menti più grandi della civiltà umane del passato. Dobbiamo alla loro memoria, a noi stessi, e all’umanità futura il non restare inerti e permettere questo tradimento della ragione. Non dobbiamo permettere che “l’irrazionalità della razionalità” abbia il sopravvento sulla ragione.
L’enfasi sulla quantità invece che sulla qualità è insulsa. Quanti libri o saggi abbia scritto un filosofo non è importante quanto la qualità di ciò che ha scritto. Un’opera immortale vale un migliaio di opere minori. Anche l’omogamia è odiosa. Conduce ad una semplicità noiosa e priva di originalità, dove qualsiasi filosofo ricorda qualsiasi altro filosofo, in una duplicazione meccanica. Alcune riviste richiedono saggi di una certa lunghezza, in un formato definito, o che devono trattare temi che incarnano valori conformisti che nessuno osa mettere in dubbio. I maggiori editori di libri spesso giudicano i libri di filosofia solamente sulla base di quante copie vendono, piuttosto che considerare il loro valore.
Come per gli slogan, questa àncora della McDonaldizzazione incarna modi di dire spiritosi, stereotipi raffazzonati, analogie inadeguate e inutili stupidità senza speranza. Voltaire l’ha detto meglio quando ha notato che una battuta spiritosa non prova nulla. Indica anche la resa della ragione alla stupidità compiaciuta. Per di più, è unita a battute da copione, un’altra gemma di ignoranza scimmiesca. Quando entrate in qualsiasi impresa McDonaldizzata, vi chiedono subito “come sta?”. La verità è che non gliene importa nulla. Questo modo di fare fastidioso è diventato la norma anche in alcune facoltà universitarie.
Inoltre ci salutano sorrisi vuoti. Un sorriso genuino è piacevole e migliora la vita. Ma queste espressioni facciali controllate, McDonaldizzate, quasi ti fanno desiderare di leggere la discussione di Sartre sulla nausea. Deve essere estremamente malsano per coloro che devono costantemente mostrare questa persona finta ed estremamente alienante per coloro che la affrontano. Volti sorridenti! Ricorda la frase di Amleto: “Falso come i giuramenti di un giocatore di dadi” (Amleto 3.4.45). Come filosofi, c’è ne resteremo da parte e permetteremo all’umanità di essere umiliata in questo modo? O colpiremo duramente con la ricchezza di idee che c’è veramente nella nostra disciplina? Dobbiamo decidere!
E c’è ancora di più. Un’altra perla della McDonaldizzazione sono le routine controllate. Gli amministratori McDonaldizzati detestano le alternative razionali a causa del loro desiderio di regolamentare ogni aspetto della società. Più pensi, meno puoi essere prevedibile e controllabile. Da qui, la necessità di diminuire la capacità razionale e il risultato è il trionfo della soggettività. Niente sorprese! Le sorprese potrebbero stimolare il pensiero. I clienti devono sapere cosa aspettarsi nella maggior parte degli scenari e delle situazioni. Altrimenti, potrebbero rimanere delusi, il che in un ambiente McDonaldizzate è l’equivalente del male. Il male era il genocidio, la schiavitù, le malattie orribili. Ora è un cambiamento di sapore dovuto al gusto di una salsa. Da qui, il bisogno di omogamia.
Tutto assomiglia a tutto e tutto ha lo stesso sapore. Anche in filosofia, sono diventati comuni profili di corsi obbligatori su argomenti prestabiliti, che incarnano valori sociali prevalenti e spesso non discussi. Inoltre, la necessità della ricerca è diventata secondaria rispetto al raggiungimento della soddisfazione degli studenti. Gli studenti, vedete, devono essere soddisfatti, un valore McDonaldizzato. Dio aiuti il professore in cerca di una cattedra che ha studenti insoddisfatti. Filosofi, siete contenti di essere fornitori di soddisfazione? Ciò che dovremmo fornire è la saggezza. Questo sosia della demenza McDonaldizzata deve essere distrutto!
L’interazione para-sociale è un altro sintomo di questa malattia in cui le relazioni faccia a faccia sono sostituite da interazioni impersonali con le immagini. L’equazione umana viene qui attenuata per essere sostituita da tecnologie inerti ed efficienti, progettate per eliminare i sentimenti personali al fine di facilitare la produttività. In filosofia, tale produttività non è necessariamente legata alla genesi di saggi accademici, ma piuttosto spesso si interfaccia con gli amministratori, con cui i professori devono trascorrere ore davanti a un computer, ignari di tutto ciò che li circonda.
LE RELAZIONI DI GRUPPO SONO RIDOTTE AL MINIMO. Ad essere massimizzate sono le e-mail che annunciano argomenti amministrativi di poca importanza o laboratori che sono spesso irrilevanti per le preoccupazioni filosofiche. Si legge che ci sarà un seminario il 12 marzo. Un altro informa di un laboratorio il 10 aprile. Ancora un altro il 18 maggio. Questa enfasi sui laboratori è vana, poiché soffoca l’iniziativa individuale e subordina la libertà di pensare indipendentemente dalla folla. Ricordiamo il famoso detto di Kierkegaard. La folla non è vera. Se questa tendenza continua, non ci saranno più grandi uomini e donne, solo grandi laboratori.
Si aggiunga a questo l’umiliazione delle uniformi, sia reali che simboliche. Le aziende McDonaldizzate richiedono ai loro dipendenti di indossare uniformi, il che è un segno di subordinazione. In breve, la loro umanità ha un valore inferiore a quello dei clienti. Sono lì per servire. L’uniforme nega la loro individualità e la riduce ad un semplice status, come il cameriere o il portiere. Tali status ricevono spesso salari bassi, pochi benefici e scarso rispetto. I professori di filosofia ovviamente non indossano uniformi, ma hanno titoli amministrativi che creano una gerarchia di disuguaglianza.
Il più basso è il professore a contratto, che era raro in passato, ma è abbastanza comune oggi. Questi studiosi sono pagati poco, spesso non hanno benefici né pacchetti pensionistici. Va da sé che questo lascia poco tempo alla ricerca filosofica, considerando che queste persone sono in una costante lotta per la semplice esistenza. Per quanto riguarda il rispetto, ne avrebbero ricevuto di più come venditori ambulanti ad una festa del limone. Questo titolo è una veste simbolica di sottomissione. Le università poi usano spesso il denaro risparmiato a spese di questi studiosi per assumere esperti di marketing con stipendi a sei cifre. Dopo tutto, il valore in denaro contante è il cuore della McDonaldizzazione.
L’assalto finale è l'”irrazionalità della razionalità” che minimizza il pericolo di una continua McDonaldizzazione nello stesso tempo in cui la roccia putrida della falsità viene glorificata. Allo stesso modo in cui i fast food minimizzano i rischi per la salute dei fast food sottolineando la loro utilità, così gli amministratori dei college tolgono peso ai pericoli per la cultura e la dignità umana descritti sopra, concentrandosi sui requisiti funzionali dell’intero sistema: ossia la necessità di un’efficiente trasmissione delle conoscenze, che misurano in base al numero di laureati o alla quantità di soddisfazione degli studenti. In questo modo, la preferenza soggettiva è elevata al di sopra della capacità oggettiva.
Oggi la McDonaldizzazione sta sopraffacendo la nostra intera società. Tuttavia, QUANDO METTE A REPENTAGLIO LA DISCIPLINA DELLA FILOSOFIA, DOBBIAMO ALZARE LE MANI E DIRE “ORA È ABBASTANZA”. Che tipo di professionisti pensano che siamo? Non si rendono conto che non cesseremo mai di combatterli con il potere delle idee? Gli eredi di una disciplina che dà al mondo Platone, Agostino, Leibniz, Kant e Whitehead non si piegheranno davanti all’infame sosia della McDonaldizzazione. Non cesseremo di mettere in discussione i valori di questa usurpazione della ragione. Invito tutti i filosofi ad attaccare la McDonaldizzazione con blog, discorsi, incontri, saggi, libri e conferenze accademiche! Resistete!
Oggi la McDonaldizzazione sta sopraffacendo la nostra intera società. Tuttavia, QUANDO METTE A REPENTAGLIO LA DISCIPLINA DELLA FILOSOFIA, DOBBIAMO ALZARE LE MANI E DIRE “ORA È ABBASTANZA”. Che tipo di professionisti pensano che siamo? Non si rendono conto che non cesseremo mai di combatterli con il potere delle idee? Gli eredi di una disciplina che dà al mondo Platone, Agostino, Leibniz, Kant e Whitehead non si piegheranno davanti all’infame sosia della McDonaldizzazione. Non cesseremo di mettere in discussione i valori di questa usurpazione della ragione. Invito tutti i filosofi ad attaccare la McDonaldizzazione con blog, discorsi, incontri, saggi, libri e conferenze accademiche! Resistete!
Per concessione di Vocidallestero
Fonte: http://blog.apaonline.org/2019/05/09/philosophy-in-the-contemporary-world-the-mcdonaldization-of-philosophy/
Data dell'articolo originale: 09/05/2019
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=26078
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