venerdì 14 febbraio 2020

Tu pensi davvero?


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da https://compressamente.blogspot.com

Tu pensi davvero?  di Stefano Re venerdì 14 febbraio 202 

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Estratto




 


Si fa largo uso del verbo “pensare”.
Largo e spesso completamente inappropriato.
Pensare non significa ripetere un pensiero altrui. Pensare non significa aver sentito un pensiero in TV, o letto da qualche parte, e farlo proprio. Quello si chiama condividere pensieri, nella migliore delle ipotesi. Noleggiare pensieri, nella peggiore.
Pensare significa elaborare per conto proprio dei dati. Cercare e proporre uno schema, una relazione tra elementi.
 IN COSA SEI LAUREATO?
Non fatevi fregare dall'alibi del “non ne sai abbastanza”. LA SCEMENZA ARROGANTE CHE SOLO CHI HA UNA LAUREA IN UNA MATERIA POSSA PARLARNE. Il processo di elaborare, quello resta il vero motore del pensiero. Quando c'è quello, c'è un essere senziente che sta pensando per davvero. Senza quello, qualsiasi numero di informazioni si includano, non stiamo pensando, stiamo solo noleggiando pensieri altrui. 

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QUESTO FACCIAMO NELLE SCUOLE: ALLENIAMO I GIOVANI A NOLEGGIARE PENSIERI PRECOSTITUITI. E INEVITABILMENTE POI CONTINUANO A FARLO PER TUTTO IL RESTO DELLA VITA.
Quando sentono di un evento in televisione, o dai giornali, o da internet, aspettano di leggere “che opinione noleggiare”. La risposta viene ricercata nello stesso "luogo mentale" (o “fonte” se preferite) della domanda stessa. E così il pensiero diventa solo una parodia di se stesso, nessuna effettiva elaborazione, un mero "noleggio".
COME TI PERMETTI DI PENSARE?
E a questo si affianca, inevitabilmente, la sanzione sociale per chi invece davvero cerchi di elaborare, di pensare in modo autonomo, perché diventa immediatamente una "minaccia". Il pensare autonomo, indipendente, originale, inizia di conseguenza ad essere osteggiato, deriso, aggredito.
- "ma tu questa idea dove l'hai letta?"
- "veramente la ho pensata io"
- "ah sì? e chi ti credi di essere per poterla pensare da solo?"
Questo è il lato più spaventoso di questa epoca di pensiero noleggiato. Il pensiero indipendente, originale, diventa un crimine.
Il cervello lo abbiamo tutti, possiamo tutti elaborare dati. Non lo facciamo solo per pigrizia, per timidezza, per paura di sembrare arroganti o strani. Perché ci hanno inculcato in testa che creare pensieri nuovi è roba per gente speciale, filosofi o scienziati o grandi statisti. Gente che la sa lunga, gente che viene incensata dai media.
E si arriva al completo paradosso quando, nei social, osservi qualcuno di questi “eletti”, siano essi Scienziati o Filosofi o Politici o anche soltanto conduttori di un telegiornale, che si arrogano il diritto di deridere i propri commentatori quando essi esprimano un pensiero nuovo, diverso dal loro, diverso dal coro dei “pensieri legittimati”.
Il massimo del paradosso è proprio quando si tratti di un conduttore di telegiornale, cioè quello strumento che per definizione diffonde a noleggio quotidianamente pensieri di massa su ogni tipo di materia possibile. Della serie: sono io che spaccio cosa si deve pensare e come si deve farlo, se provi a farlo “in proprio” mi fai concorrenza e mi tocca “blastarti” pubblicamente, che sia di lezione a chiunque altro abbia la tentazione di elaborare un pensiero proprio e divergente.
Non dobbiamo vergognarci di pensare. Devono vergognarsi coloro che non ne hanno il coraggio, coloro che usano il cervello come una fotocopiatrice, coloro che vivono come degli zombie aspettando un pensiero precotto nella ciotola per farne il loro *finto* pensiero quotidiano.
Pensare è tutto ciò che ci rende umani. È la più preziosa delle nostre facoltà.
Non sprecatela. 
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