Covid-19: Waterloo della cosiddetta “carica virale” by Leopoldo Salmaso Dic 4, 2020 815
Presumere la “carica virale” trovando un test PCR “positivo” è tanto ingannevole quanto presumere che sia in corso una “carica di cavalleria” a Waterloo, trovandovi tracce biologiche di cavalli morti.
Immaginate di recarvi a Waterloo ai primi di luglio 1815, quando sui campi si trovano ancora resti biologici dei 50.000 soldati e delle centinaia di cavalli uccisi due settimane prima in quella fatidica battaglia. Avete con voi tutto il necessario per eseguire i test rapidi cromatografici e i test PCR di controllo che, anche su minimi residui, vi diranno se si tratta di cavallo oppure no (con una precisione decisamente maggiore di quella riconosciuta agli analoghi test per il SARS-CoV-2). Ovviamente trovate milioni di campioni di “cavallo” e, eccitati più che mai, mandate messaggi alle redazioni di tutta Europa titolando: “A Waterloo è in corso la più gigantesca carica di cavalleria mai avvenuta nella storia”…
Di sicuro nessuno vi darà ascolto e, se osate insistere, vi rinchiuderanno in un manicomio.
Oggi invece, se nel naso di un malcapitato, ingrandendo il campo di “appena” dieci milioni di volte, trovate qualche frammento di cadavere (*) di qualcosa chiamato SARS-CoV-2, siete autorizzati a scrivere perfino nelle riviste scientifiche più “serie” (1 e 2) che quel poveraccio è sano solo in apparenza, ma in realtà presenta una fortissima carica virale (3, 4, 5), quindi è infetto, contagioso, va isolato, magari vestito di rosso (6) e vaccinato appena possibile: con che cosa? Con un “vaccino” predisposto da apprendisti stregoni (ma maestri di business globale) che, trasformando quel pover’uomo in OGM (7, 8), gli farà produrre altri virus SARS-CoV-2 e chissà quali altre diaboliche chimere (9) infettanti, trasmissibili, e possibilmente più letali del “povero untorello” SARS-CoV-2 sul quale è impostata e si regge l’attuale panico-demia (10).
IN MEDICINA UN FENOMENO SIMILE VIENE DEFINITO “DELIRIO COLLETTIVO” (11) E STA DISPIEGANDO EFFETTI CATASTROFICI SU SCALA GLOBALE.
Confronto fra Covid e Povertà indotta dalla Covid stessa.
Conclusione: i test rapidi cromatografici e i test “di controllo” mediante PCR, detti anche molecolari, sono surrogati dell’isolamento e coltura virale che resta l’unico criterio scientifico per diagnosticare un’infezione.
In assenza di un quadro clinico suggestivo, questi test non hanno alcun valore per la diagnosi individuale, neppure a livello empirico.
D’altro canto, per l’indagine epidemiologica su popolazione sana, questi test sono del tutto inappropriati e fuorvianti. Non è che si possa raggiungere un compromesso tenendo conto dei loro limiti. No, non vi è il minimo presupposto scientifico per un loro impiego, come spiega Charles Calisher, autorità indiscussa a livello mondiale, su Science (12): “sarebbe come allestire un database di impronte digitali allo scopo di scoprire gli individui con l’alito cattivo!” .
*) il termine “cadavere” serve a mantenere l’analogia con Waterloo, ma è inadatto per qualsiasi virus, ed è importante spiegare perché:
PERCHE’ I VIRUS NON SONO ESSERI VIVENTI.
I virus biologici non sono più viventi dei virus dei computer. Entrambi sono solo “pacchetti di informazione”; sono del tutto inerti fintantoché non vengono introitati in una cellula (o computer rispettivamente). Solo nella cellula (o nel computer) essi vengono decodificati e le loro istruzioni vengono eseguite con la conseguenza di produrre qualcosa di nuovo, ivi compresa la replicazione di copie dei virus stessi e il loro rilascio nell’ambiente esterno, dove le nuove copie possono essere captate da altre cellule (o computer).
Fuori dal computer, un dischetto può essere integro (cioè potenzialmente “vivo”) o danneggiato (cioè “morto”). La differenza si scopre solo introducendo il dischetto nel computer: il dischetto integro fa partire il suo programma, mentre il dischetto danneggiato non fa niente. Analogamente, un virus biologico integro potrà essere “coltivato” in appositi substrati cellulari (con tutte le conseguenze documentabili e confrontabili). Ma l’analogia coi dischetti per computer finisce qui: non si ripete affatto nei virus biologici “danneggiati”, perché?
Perché le cellule sono computer assai più “intelligenti” dei nostri più avanzati sistemi di “Intelligenza Artificiale”. Le cellule sono in grado di reagire in maniera assai diversa anche di fronte a un virus “danneggiato” o, come si dice spesso nella letteratura scientifica, “inattivato” o anche “attenuato” (che non sono affatto sinonimi). In questi casi il comportamento delle cellule è solo in piccola parte prevedibile, e questa realtà classifica automaticamente il comportamento dei “virologi”: è un comportamento da apprendisti stregoni.
La PCR riconosce solo brevissimi tratti del genoma virale, perciò non ci permette mai di sapere se abbiamo un virus integro o solo brandelli del suo “cadavere”.
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