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«Sono italiana ma non gesticolo». Così la scrittrice Elena Ferrante, da circa un mese editorialista del Guardian, sulle pagine del quotidiano britannico parla del suo essere italiana, che rivendica con orgoglio, puntualizzando però che quando espone il suo linguaggio in pubblico o in privato, lei lo fa differentemente dal resto dei suoi connazionali, ovvero esprime il suo pensiero a parole e non a gesti, come invece usa fare la quasi totalità della popolazione italica.
La Ferrante nel suo editoriale, molto ampio ed articolato sull'identità nazionale, dichiara di non avere uno spirito patriottico, di odiare tutte le mafie, di non mangiare spaghetti, di non parlare ad alta voce e di non esclamare mai «Mamma mia», perché per lei essere italiana inizia e finisce con il fatto di parlare e scrivere in italiano.
Eppure nei commenti all'articolo apparsi sui social, qualcuno si sofferma sui dettagli, ma molti ironizzano: «Non sei davvero italiana se non gesticoli», perché questo dell'agitare le mani e le braccia mentre si parla è ormai universalmente riconosciuta come un'attitudine caratteristica del nostro popolo, ed il concetto espresso dalla scrittrice, pur negandolo applicato a se stessa, confermava di fatto il riconoscimento universale del modo di esprimersi dei nostri connazionali, che accompagnano pensieri e parole con l'atto di gesticolare.
Una identità questa, sentita e derisa all'estero, che sfugge agli stereotipi e al nazionalismo, ma che necessariamente ci chiude in quell' appartenenza geografica che oltrepassa i confini, che viaggia attraverso il mondo, distinguendosi da tutto quello che è straniero, che non gesticola e che non si fa contaminare da questa risibile e criticabile abitudine, che sfiora la mancanza di educazione o, se preferite, di compostezza.
LA SCIENZA COSA DICE
Per la scienza invece, usare le mani mentre si parla è una gestualità positiva, che rafforza il pensiero e la memoria, perché aiuta la concentrazione e a fissare concetti importanti, è utile ai bambini per imparare, e chi fa uso dei gesti mentre comunica ottiene risultati migliori.
Nuovi studi provenienti dagli Stati Uniti lo confermano, sottolineando che per un buon oratore in teoria, pur dovendo evitare di usare troppo le mani, quei movimenti areatori gli sono fondamentali per trasmettere pensieri e conoscenza, perché le sue frasi più ricordate sono quelle accompagnate da gesti significativi.
Non si gesticola infatti solo per farsi capire meglio, ma anche per aiutare se stessi quando si spiegano concetti difficili, o quando la memoria a breve termine è sotto pressione. La scienza cioè tende a sfatare il convincimento che "parlare con le mani" sia un atteggiamento maleducato o volgare, la caricatura di una macchietta dell' italiano irruento, ignorante e pasticcione, incapace di esprimersi senza l'ausilio dei gesti, perché tutti gli studi scientifici in proposito confermano incredibilmente che essi sono utili, che fanno la differenza, e che l' 80% dell' informazione arriva al cervello attraverso gli occhi, attraverso quello che vediamo, e in tal modo si fissa nella memoria, a conferma di quanto la gestualità sia una componente fondamentale della comunicazione.
L' istinto che ci porta a gesticolare è fra i più radicati nell' uomo, e gesticolano anche le persone che parlano al telefono, da fermi o mentre camminano in strada, agitano le mani i bambini piccolissimi e persino i non vedenti quando parlano con altri non vedenti.
I GESTI DEI POLITICI
E gesticolano ovviamente i leader politici; Barak Obama per esempio, non lascia nulla al caso, ed i suoi movimenti oratori, preferibilmente dall' alto in basso e studiati a tavolino, somigliano a quelli di un attore. Donald Trump muove, allarga e rotea ambedue le braccia in ogni suo discorso in piedi, mentre Sarkozy è invece quello che si lascia trascinare più di ogni altro dalle emozioni, si tocca spesso il naso, agita le mani, e non ha paura di risultare più latino e più mediterraneo di un italiano o di uno spagnolo.
Se Berlusconi tende a gesticolare di più quando è alterato, e per diminuire la sua gestualità tiene sempre in mano dei fogli di finti appunti, Junker è addirittura esplosivo, accompagnando i gesti delle mani con quelli della mimica facciale. I leader più controllati sono sicuramente Vladimir Putin ed Emmanuel Macron, i quali appaiono composti al limite della recita nei loro colloqui, ed Angela Merkel, oratrice dai gesti classici e mai convulsi, ma talmente sorvegliata ed attenta da sembrare a volte addirittura legata, e quindi non sincera e spontanea.
SIAMO ORCHESTRALI
L'antropologo Demond Morris, autore de «La scimmia nuda», sostiene che le mani sono per gli esseri umani ciò che la bacchetta è per un direttore d' orchestra, e poiché si ritiene che il linguaggio non verbale rappresenta il 55% della comunicazione, tanto vale assecondare l' istinto, e lasciare che siano le mani a parlare per noi o con noi.
Secondo uno studio dell' Università di Chicago il gesticolare ha un notevole impatto sullo sviluppo cognitivo, e i bambini che gesticolano hanno maggiore facilità nell' apprendimento e nello sviluppo linguistico complessivo.
Un altro studio dell' Università di Pittsburgh sfata lo stereotipo secondo cui parlare con le mani siano soprattutto persone di estrazione sociale modesta, e rivela anche che chiedere od obbligare di tenere ferme le mani mentre si parla, impedisce la fluidità del pensiero, e addirittura blocca o interrompe il ragionamento in corso, perché si restringe il campo della memoria e dell' attenzione, che viene deviata sul controllo dei movimenti degli arti.
Le mani in movimento sono infatti considerate lo specchio del pensiero, al punto che nella storia giudiziaria gli psichiatri sono spesso chiamati ad intervenire durante gli interrogatori per interpretare il linguaggio delle mani degli imputati, traduttore e rivelatore infallibile di inganni e menzogne, che spesso denuncia involontariamente reticenze o bugie.
Perché non riusciamo a stare fermi mentre parliamo?
Perché gesti e parole insieme formano un unico sistema di comunicazione il cui fine ultimo è massimizzare l' espressione e la capacità e di farsi comprendere. La prosodia di un discorso, ovvero l' intonazione e il ritmo dello stesso infatti, viene automaticamente rafforzata con il movimento delle mani, in un mix di sonoro e visivo efficace, anche se a volte incongruente, quando cioè il gesto non corrisponde al significato veicolato dalla prosodia del parlato.
Nel luglio scorso il New York Times ha dedicato un articolo su questa attitudine tutta italiana, anzi soprattutto meridionale secondo il quotidiano, intervistando alcuni napoletani i quali commentavano laconici che per loro certe cose sono davvero impossibili da dire senza gesticolare, beccandosi il commento acido di una docente statunitense di psicologia che definiva i gesti partenopei macchiettistici, oltre che mancanti di sintassi completa. Insomma, il gesticolare è una sorta di polaroid che è in grado di catturare importanti elementi di chi abbiamo di fronte in modo spesso preciso ed accurato, ed anche immediato, perché gli estroversi, per esempio, gesticolano moltissimo, a differenza dei timidi che sono sempre più contenuti e trattenuti.
Personalmente non amo gesticolare, e provo disagio nel vedere o ascoltare le persone molto gesticolanti, ma riconosco che tale coreografia condisce bene un discorso, senza la quale lo stesso può sembrare scarno e stentato, monocorde e poco coinvolgente, a volte impostato e non genuino, sottolineando che comunque noi italiani siamo maestri nel condensare in un semplice gesto concetti complessi, e che, escluse le volgarità, le gesticolazioni hanno un peso maggiore nell' attribuire il significato alle frasi. Che a volte rendiamo traducibili, ahimè in un linguaggio ormai internazionale, solo con un semplice gesto, e senza nemmeno una parola.
Commento
Monia 667 venerdì 11 dicembre 2020 08:20 CET
secondo me, chi gesticolamentre mentre parla, alla geppi cucciari che mi sta estremamente antipatica, anche per i suoi vestiti troppo stampati, lo fa imitando l'illusionista, per cercare di confondere lo spettatore e sviarlo dal significato insulso dei “discorsi” dell' ”oratore”. Ammutolisco subito chi usa le mani mentre “parla”. Se cerci di prendermi per i fondelli, furbastr*, hai sbagliato obiettivo * in inglese target*.
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