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Credi in tuo figlio e lui crederà in sé domenica 18 agosto 2019
Non esiste un gene dell'autostima, essa si costruisce durante l'esistenza.
L'ingrediente principale, come più volte già scritto, è sentire di valere per l'altro, cioè di essere amato e desiderato dall'altro per il solo fatto di esistere, indipendentemente di quello che si fa e che si sa.
Se al bambino arriva questo messaggio fin da neonato, il suo nucleo dell'autostima avrà delle basi forti e stabili.
Si può trasmettere il messaggio sia con le parole, per esempio "fai tu che sei capace", sia con i gesti, per esempio non sostituendosi al piccolo, ma lasciandolo fare da solo. E' bene inoltre valorizzare le doti del bambino, rinforzandolo ogni qualvolta fa qualcosa da solo e bene.
Per i genitori però è facile valorizzare il bambino quando è capace; più difficile è interfacciarsi con lui quando sbaglia ...
Spesso, di fronte agli errori, il genitore confonde l'azione compiuta con la persona.
Dire "hai sbagliato a scrivere" è diverso dal dire "non sei capace di fare niente". Il primo messaggio va a colpire il fare, l'altro la sfera dell'essere, diventando un messaggio di disconferma e rifiuto che colpisce la persona e il suo valore.
SAPPIAMO TUTTI QUANTO IMPORTANTE SIA DA GRANDE VIVERE LA NOSTRA VITA ACCETTANDOCI PER CIÒ CHE SIAMO, SENZA SENTIRCI INADEGUATI E INSICURI IN CIÒ CHE AFFRONTIAMO E CON LA BRUTTA SENSAZIONE DI "NON ESSERE MAI ABBASTANZA", CHE CI PORTA A UN'AFFANNOSA RINCORSA VERSO UN IDEALE DELL'IO IRRAGGIUNGIBILE, IN QUANTO IDEALIZZATO.
Per ognuno di noi una buona autostima e pertanto una buona valutazione delle proprie capacità, una buona fiducia nelle proprie emozioni e pensieri, inizia introiettando i messaggi che riceviamo dall'esterno. I genitori fanno dunque da specchio per i bambini, i quali avranno un'idea ci ciò che sono partendo dall'idea che i grandi hanno rimandato a loro.
Quando il bambino sbaglia, quindi, il problema non sono gli errori, ma il significato che diamo a essi.
Se li consideriamo "normali" nell'apprendimento di qualsiasi cosa, daremo al bambino il permesso di provare e anche di sbagliare, accettandolo sia quando riesce che quando non riesce.
E' infatti fondamentale che i genitori credano sinceramente in lui, ossia che lo percepiscano come capace di affrontare i compiti della vita e glielo facciano capire.
L'ingrediente principale, come più volte già scritto, è sentire di valere per l'altro, cioè di essere amato e desiderato dall'altro per il solo fatto di esistere, indipendentemente di quello che si fa e che si sa.
Se al bambino arriva questo messaggio fin da neonato, il suo nucleo dell'autostima avrà delle basi forti e stabili.
Si può trasmettere il messaggio sia con le parole, per esempio "fai tu che sei capace", sia con i gesti, per esempio non sostituendosi al piccolo, ma lasciandolo fare da solo. E' bene inoltre valorizzare le doti del bambino, rinforzandolo ogni qualvolta fa qualcosa da solo e bene.
Per i genitori però è facile valorizzare il bambino quando è capace; più difficile è interfacciarsi con lui quando sbaglia ...
Spesso, di fronte agli errori, il genitore confonde l'azione compiuta con la persona.
Dire "hai sbagliato a scrivere" è diverso dal dire "non sei capace di fare niente". Il primo messaggio va a colpire il fare, l'altro la sfera dell'essere, diventando un messaggio di disconferma e rifiuto che colpisce la persona e il suo valore.
SAPPIAMO TUTTI QUANTO IMPORTANTE SIA DA GRANDE VIVERE LA NOSTRA VITA ACCETTANDOCI PER CIÒ CHE SIAMO, SENZA SENTIRCI INADEGUATI E INSICURI IN CIÒ CHE AFFRONTIAMO E CON LA BRUTTA SENSAZIONE DI "NON ESSERE MAI ABBASTANZA", CHE CI PORTA A UN'AFFANNOSA RINCORSA VERSO UN IDEALE DELL'IO IRRAGGIUNGIBILE, IN QUANTO IDEALIZZATO.
Per ognuno di noi una buona autostima e pertanto una buona valutazione delle proprie capacità, una buona fiducia nelle proprie emozioni e pensieri, inizia introiettando i messaggi che riceviamo dall'esterno. I genitori fanno dunque da specchio per i bambini, i quali avranno un'idea ci ciò che sono partendo dall'idea che i grandi hanno rimandato a loro.
Quando il bambino sbaglia, quindi, il problema non sono gli errori, ma il significato che diamo a essi.
Se li consideriamo "normali" nell'apprendimento di qualsiasi cosa, daremo al bambino il permesso di provare e anche di sbagliare, accettandolo sia quando riesce che quando non riesce.
E' infatti fondamentale che i genitori credano sinceramente in lui, ossia che lo percepiscano come capace di affrontare i compiti della vita e glielo facciano capire.
Commento
Invece, avendo l'u-mano il seme del male della competizione, rovina i Bambini, trasformandoli in capaci “infelici” o in dannosi “bulli”, consegnandoli nelle mani della droga e dei pedofili. Occorre invece “cognizione” di Sé. classico
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