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Il Piave mormora ancora: respingeremo l’invasore e i traditori
Novembre 4, 2019
Oggi è il 4 Novembre. Onoriamo i morti. Onoriamo chi per noi ha combattuto ed è morto. Onoriamo 654mila italiani che andarono a morire per la loro terra: partirono, da nord e da sud, per andare a difendere i confini orientali dell’Italia. Quei confini che oggi, mentre avanza la marcia islamica, sono lasciati sguarniti.
Perché il sogno di una patria unica per tutti gli italiani, che aveva radici tanto profonde da essere tenuto vivo per oltre mille e cinquecento anni dopo la caduta di Roma, prendesse vita. Diedero le loro vite, perché l’Italia vivesse. E altri 451.645, furono i feriti e i mutilati. Tutto perché sentivano di essere parte di qualcosa: una terra, un sangue, un popolo.
Fu una guerra di Eroi e di Tragedia. Fu la guerra di Caporetto e del Piave. Poi, dopo la vittoria, pagata col sangue, vennero i traditori, venne la vittoria mutilata e la solita cagna politica.
Se la Seconda Guerra Mondiale è stata la guerra peggiore per i civili, la Prima, lo è stata per i soldati. Una terribile mattanza. E oggi ci chiediamo: è servita a qualcosa?
L’anno scorso, celebrando questo stesso giorno, scrivemmo:
Il Piave è tornato a mormorare: siamo tornati a respingere l’invasore
Erano i giorni di Salvini che chiudeva i porti. Che restituiva l’onore perduto alla Patria. Dopo anni di desolazione.
Oggi sono tornati al governo gli abusivi. Ma il sentimento non è quello del 2017. Si sente che per loro il tempo è ormai scaduto. Che stanno sopravvivendo alla loro fine. Che sono spettri che non sanno di essere morti.
Spettri che oggi, senza vergogna, si presentano davanti a quei monumenti che celebrano l’eroismo dei caduti, pensando alla nazione come un qualcosa di transitorio e dinamico: dove l’essere italiani non è, sangue, ma mera e casuale residenza geografica.
E alla domanda se sono serviti, tutti quei morti, rispondiamo che dipenderà da noi. Da quello che saremo pronti a fare per non tradirli. Perché quello che tutti quei morti ci dicono, è che l’Italia è nostra. Non è di tutti, o una semplice espressione geografica. E’ nostra. Degli italiani.
E nessun governo abusivo. Nessuna commissione guidata da vecchie babbione. Nessun ladro di democrazia potrà togliercelo.
Perché nel 2019, nel centenario più uno di quella Grande Vittoria. Centouno anni dopo quel Grande Sacrificio di Eroi, possiamo dire che il Piave è tornato a mormorare.
Possiamo dire che si, è valsa la pena quel grande sacrificio di eroi.
Oggi li Piave mormora nei porti che possono essere chiusi. Nelle navi delle Ong che possono essere respinte. E domani, ne siamo certi, negli aerei che riporteranno a casa migliaia di fottuti clandestini .
Presto avremo ancora un governo che difende i confini. Avremo Salvini, che ricostruirà quella frontiera dove ora sventolavano, sempre più stanche, le bandiere bianche del Pd.
Presto, su quella frontiera, tornerà a sventolare il Tricolore. Quell’orgoglio che non si era mai perso, ma che i governi abusivi hanno umiliato.
Sono centouno anni, ragazzi del ’18, che voi siete morti perché noi, oggi, potessimo vivere da italiani. E noi dobbiamo essere pronti a morire perché il vostro sacrificio non sia stato vano.
Non esiste nulla, di più importante del sangue. Di quello versato e di quello che scorre nelle nostre vene. Nulla ci unisce più di questo. Quando vi dicono che dovete accettare la società multietnica. Che dovete accettare che un non italiano diventi tale per un pezzo di carta, pensate ai ragazzi del ’18, e fate sentire ai traditori l’urlo del sangue: è il Piave che mormora ancora.
E ora ricordiamo, con l’ultimo bollettino di guerra, nel quale il Generale Diaz proclamò la Vittoria. Dopo anni di guerra e tanti, troppi morti, era finita. E si era vinto. Immaginate l’emozione di chi sentì quelle parole, di chi aveva combattuto, di chi aveva figli, mariti, fidanzati al fronte. Di chi non li aveva più. Immaginate l’emozione di una Nazione intera.
Tutte cose perdute, nell’Italia di oggi. Dove l’onore è un difetto, dove difendere la propria terra è razzismo. E dove la propaganda vuole togliere dai nostri cuori e dalle nostre menti, l’identità. Chi siamo. Il loro incubo peggiore, è che l’italiano ricordi chi è. CHE IL PIAVE TORNI A MORMORARE.
Pensieri
lavinia666 Novembre 4, 2019 alle 8:53 am
Bellissimo! Mi avete fatto scendere i lacrimoni e vi assicuro non è facile. Su
l Piave c’era anche mio nonno che era tornato a casa senza un dito del piede, gli è andata benone tutto sommato. Non capisco come facciano gli italiani a subire in silenzio, a non farsi ribollire il sangue con tutti i soprusi che subiscono. Un indifferenza che fa male. Onore ai nostri audaci avi.
Werner Novembre 4, 2019 alle 11:13 am
In un’Italia normale il 4 Novembre sarebbe Festa Nazionale, indicata in rosso sul calendario. E’ una data in cui si celebra la vittoria militare contro gli Austriaci, e in cui viene portato a compimento il processo di unificazione della Patria con l’annessione di Trento e Trieste. Ma poiché l’Italia di oggi non è affatto normale, la festa nazionale cade il 25 Aprile, in cui si celebra una sconfitta, resa ancora più umiliante con le mutilazioni territoriali degli infami trattati del 1947, con cui la Francia – “potenza vincitrice” senza aver vinto la guerra, vinta invece da USA, Gran Bretagna e URSS – ci toglieva Briga e Tenda per annetterle a sé stessa, nonché l’Istria, Fiume e Zara per assegnarle alla Jugoslavia.
Werner Novembre 4, 2019 alle 11:17 am
Dimenticavo: le mutilazioni territoriali del ’47 resero vano il sacrificio dei 650 mila nostri soldati, chiamati al fronte per liberare i nostri fratelli trentini, triestini, istriani, fiumani e zaratini dal dominio asburgico. Aggiungo inoltre che oltre al discorso del Generale Diaz, andava postato nell’articolo anche il video de L’Inno del Piave, un’opera musicale straordinaria.
Marte Ultore Novembre 4, 2019 alle 7:28 pm
Quasi ogni italiano ha almeno un nonno o bisnonno caduto, mutilato o reduce dalla Grande Guerra. Fu una vera guerra unificante, dopo le vittorie della Repubblica Romana duemila anni prima era la prima volta che tutti gli italiani si trovavano uniti in un’unica speme. Non possono toglierci il giorno della Vittoria, anche se vorrebbero farcelo dimenticare in un anonimo ‘giorno dei caduti di tutte le guerre’.
Perché il sogno di una patria unica per tutti gli italiani, che aveva radici tanto profonde da essere tenuto vivo per oltre mille e cinquecento anni dopo la caduta di Roma, prendesse vita. Diedero le loro vite, perché l’Italia vivesse. E altri 451.645, furono i feriti e i mutilati. Tutto perché sentivano di essere parte di qualcosa: una terra, un sangue, un popolo.
Fu una guerra di Eroi e di Tragedia. Fu la guerra di Caporetto e del Piave. Poi, dopo la vittoria, pagata col sangue, vennero i traditori, venne la vittoria mutilata e la solita cagna politica.
Se la Seconda Guerra Mondiale è stata la guerra peggiore per i civili, la Prima, lo è stata per i soldati. Una terribile mattanza. E oggi ci chiediamo: è servita a qualcosa?
L’anno scorso, celebrando questo stesso giorno, scrivemmo:
Il Piave è tornato a mormorare: siamo tornati a respingere l’invasore
Erano i giorni di Salvini che chiudeva i porti. Che restituiva l’onore perduto alla Patria. Dopo anni di desolazione.
Oggi sono tornati al governo gli abusivi. Ma il sentimento non è quello del 2017. Si sente che per loro il tempo è ormai scaduto. Che stanno sopravvivendo alla loro fine. Che sono spettri che non sanno di essere morti.
Spettri che oggi, senza vergogna, si presentano davanti a quei monumenti che celebrano l’eroismo dei caduti, pensando alla nazione come un qualcosa di transitorio e dinamico: dove l’essere italiani non è, sangue, ma mera e casuale residenza geografica.
E alla domanda se sono serviti, tutti quei morti, rispondiamo che dipenderà da noi. Da quello che saremo pronti a fare per non tradirli. Perché quello che tutti quei morti ci dicono, è che l’Italia è nostra. Non è di tutti, o una semplice espressione geografica. E’ nostra. Degli italiani.
E nessun governo abusivo. Nessuna commissione guidata da vecchie babbione. Nessun ladro di democrazia potrà togliercelo.
Perché nel 2019, nel centenario più uno di quella Grande Vittoria. Centouno anni dopo quel Grande Sacrificio di Eroi, possiamo dire che il Piave è tornato a mormorare.
Possiamo dire che si, è valsa la pena quel grande sacrificio di eroi.
Oggi li Piave mormora nei porti che possono essere chiusi. Nelle navi delle Ong che possono essere respinte. E domani, ne siamo certi, negli aerei che riporteranno a casa migliaia di fottuti clandestini .
Presto avremo ancora un governo che difende i confini. Avremo Salvini, che ricostruirà quella frontiera dove ora sventolavano, sempre più stanche, le bandiere bianche del Pd.
Presto, su quella frontiera, tornerà a sventolare il Tricolore. Quell’orgoglio che non si era mai perso, ma che i governi abusivi hanno umiliato.
Sono centouno anni, ragazzi del ’18, che voi siete morti perché noi, oggi, potessimo vivere da italiani. E noi dobbiamo essere pronti a morire perché il vostro sacrificio non sia stato vano.
Non esiste nulla, di più importante del sangue. Di quello versato e di quello che scorre nelle nostre vene. Nulla ci unisce più di questo. Quando vi dicono che dovete accettare la società multietnica. Che dovete accettare che un non italiano diventi tale per un pezzo di carta, pensate ai ragazzi del ’18, e fate sentire ai traditori l’urlo del sangue: è il Piave che mormora ancora.
E ora ricordiamo, con l’ultimo bollettino di guerra, nel quale il Generale Diaz proclamò la Vittoria. Dopo anni di guerra e tanti, troppi morti, era finita. E si era vinto. Immaginate l’emozione di chi sentì quelle parole, di chi aveva combattuto, di chi aveva figli, mariti, fidanzati al fronte. Di chi non li aveva più. Immaginate l’emozione di una Nazione intera.
Tutte cose perdute, nell’Italia di oggi. Dove l’onore è un difetto, dove difendere la propria terra è razzismo. E dove la propaganda vuole togliere dai nostri cuori e dalle nostre menti, l’identità. Chi siamo. Il loro incubo peggiore, è che l’italiano ricordi chi è. CHE IL PIAVE TORNI A MORMORARE.
Pensieri
lavinia666 Novembre 4, 2019 alle 8:53 am
Bellissimo! Mi avete fatto scendere i lacrimoni e vi assicuro non è facile. Su
l Piave c’era anche mio nonno che era tornato a casa senza un dito del piede, gli è andata benone tutto sommato. Non capisco come facciano gli italiani a subire in silenzio, a non farsi ribollire il sangue con tutti i soprusi che subiscono. Un indifferenza che fa male. Onore ai nostri audaci avi.
Werner Novembre 4, 2019 alle 11:13 am
In un’Italia normale il 4 Novembre sarebbe Festa Nazionale, indicata in rosso sul calendario. E’ una data in cui si celebra la vittoria militare contro gli Austriaci, e in cui viene portato a compimento il processo di unificazione della Patria con l’annessione di Trento e Trieste. Ma poiché l’Italia di oggi non è affatto normale, la festa nazionale cade il 25 Aprile, in cui si celebra una sconfitta, resa ancora più umiliante con le mutilazioni territoriali degli infami trattati del 1947, con cui la Francia – “potenza vincitrice” senza aver vinto la guerra, vinta invece da USA, Gran Bretagna e URSS – ci toglieva Briga e Tenda per annetterle a sé stessa, nonché l’Istria, Fiume e Zara per assegnarle alla Jugoslavia.
Werner Novembre 4, 2019 alle 11:17 am
Dimenticavo: le mutilazioni territoriali del ’47 resero vano il sacrificio dei 650 mila nostri soldati, chiamati al fronte per liberare i nostri fratelli trentini, triestini, istriani, fiumani e zaratini dal dominio asburgico. Aggiungo inoltre che oltre al discorso del Generale Diaz, andava postato nell’articolo anche il video de L’Inno del Piave, un’opera musicale straordinaria.
Marte Ultore Novembre 4, 2019 alle 7:28 pm
Quasi ogni italiano ha almeno un nonno o bisnonno caduto, mutilato o reduce dalla Grande Guerra. Fu una vera guerra unificante, dopo le vittorie della Repubblica Romana duemila anni prima era la prima volta che tutti gli italiani si trovavano uniti in un’unica speme. Non possono toglierci il giorno della Vittoria, anche se vorrebbero farcelo dimenticare in un anonimo ‘giorno dei caduti di tutte le guerre’.
Un Commento
Vogliamo parlare del TRADIMENTO DELLE PRIVATIZZAZIONI, che hanno di nuovo ucciso i Caduti per la Nazione Italia? Con questo “mezzuccio da ragionieretti mafiosi” hanno distrutto l'industria Italiana, togliendola a poco capaci per darla in pasto ad incapaci ma rapaci, creando l'ossimoro “SpA società per azioni di diritto pubblico” ! Ma...la Logica non è un'opinione. Non si può spacciare per “donna” un maschio con attributo, imbottito di ormoni femminile e con tette di silicone.
Tanto è vero che:
https://www.diritto.it
Tanto è vero che:
https://www.diritto.it
Società con partecipazione pubblica – Natura di soggetto di diritto privato. Indipendentemente dalla natura dell’attività svolta, la società a partecipazione pubblica è per l’ordinamento un imprenditore commerciale e come tale assoggettato al relativo statuto a cominciare dalle procedure concorsuali. LA SUPREMA CORTE HA, D’ALTRA PARTE, AVUTO MODO DI AFFERMARE CHE LE SOCIETÀ PARTECIPATE DA UN ENTE PUBBLICO NON PERDONO LA LORO NATURA PRIVATISTICO-COMMERCIALE PER IL SOLO FATTO CHE IL LORO CAPITALE SIA ALIMENTATO DA CONFERIMENTI PROVENIENTI DA SOGGETTI PUBBLICI. (Cass., Sez. Un., 19 dicembre 2009, n. 26806)
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