martedì 26 maggio 2020

Lupanaristi

 

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60.000 nuovi sbirri per la Sadomasocrazia
                          
Partiamo dalla generazione che viene chiamata “millenials”, i nati dal 1990, più o meno. Per mesi sono mancate le mascherine, senza le quali si abbatte su di noi la punizione del Supremo. Si doveva annientare il virus, ma sono spariti i reagenti per i troppo pochi tamponi che erano poi troppo poco precisi. Dei ventilatori ce ne sarebbero voluti dieci volte tanti (e, visto ciò che combinavano, menomale che non c’erano!). Bonus per tutti, lacero cerottino su un’economia disastrata e priva di strategia, non sono mai arrivati. Arriveranno invece 6,3 miliardi agli evasori fiscali FCA e, 2,3 ai responsabili di ponti crollati e autostrade sfasciate. E arriveranno, subito subito, sessantamila spostati, borderline per bramosia di contare qualcosa, fregare chiunque altro facendo i delatori e imporre il loro nulla armato di metro a scapestrati privi di mascherina, perfino quando bevono e mangiano, e distanti tra loro 90 cm anziché 100 per sentire ciò che dicono. Ovviamente volontari. Ovviamente senza la benchè minima preparazione/formazione al confronto con folle o individui da reprimendare/reprimere. Ovviamente destinati a essere sepolti da uragani di vaffa.
Dalla movida stronza alla movida delittuosa
E’ la splendida idea del ministro Boccia e del capo-sindaci barese Decaro, nel paese che, tra PS, CC, Finanza, guardie giurate, Polfer e burbe con stellette e mitragliatore, ha più guardie per cittadino di qualsiasi paese europeo. Io non ho nessuna simpatia per l’usanza zapaterian-meneghina di “movida”, apericena, happy hour e simili sbevazzate nell’era del consumismo e del localino hip ogni dieci metri. Precipizio sociale e culturale che, per esempio, mi ha fatto fuggire da Trastevere quando il quartiere storico, di artigiani, botteghe, artisti, canzoni e osterie divenne, sotto lo sguardo accecato dei palazzi quattro-e cinquecenteschi, una baraonda di localetti e localacci di pessima proprietà e scadenti frequentazioni, con dalle finestre neanche più un panno, o un viso, trasteverino.
Va aggiunto, però, che ai ragazzi che qui, o ovunque, si “assembrano” per incontrarsi, parlare, ritrovarsi, inciucchirsi di spritz, dopo quasi tre mesi di demenziale e castrante carcerazione, la città, come è stata degradata da un ceto dirigente di trogloditi famelici, non offre nessuna alternativa di incontro, confronto, superamento della pianificata disgregazione sociale. Disgregazione al cui acme, dopo le escalation del terrorismo, della guerra migranti-autoctoni, donne-uomini e omo-etero, è servita l’intera operazione coronavirus. Di conseguenza, le geremiadi, le rampogne, le ramanzine, che gli ultrà dell’ipocrisia e della tromboneria virusiane indirizzano ai ragazzi, insieme a branchi di 60mila fancazzisti frustrati, ansiosi di pestare vero il basso e inchinarsi verso l’alto, non sono che la continuazione della guerra ai ragazzi con altri mezzi.
Task force fake news, task force distanziatori civici: neanche il Minculpop, neanche le camicie nere
Ci sono voluti un paio di giorni dal lancio dell’orda di miliziani distanziatori perché l’enormità del provvedimento Boccia-Decaro-Gestapo (naturalmente Conte non ne sapeva, come non ne sapeva del blocco sacrosanto di “Open Arms”, ça va sans dire) balenasse a qualcuno e da governo, maggioranza e opposizione si levassero voci di apprensione e critica. Apprensione perché, sebbene non ci sia in quella consorteria nessuno che metta in dubbio stati d’assedio e coprifuoco con prospettiva vaccino, lo scatenamento sulla gente di questi sventurati sessantamila rischiava di scoprire la natura vera dell’intera operazione. Tutto qui. A oggi, l’esito rimane incerto. Ma, secondo me, passa: più scherani usano e più gli dice bene.
Devo dire che, se non la supera, la trovata di lanciare questi ottusi energumeni contro chi rischia di incrinare qualche sera l’assetto da lager previsto per la nostra società, fa il paio con l’istituzione, in seno al governo, della famigerata task force contro le fake news (chiamiamolo pure “ministero della Verità”). Un plotone d’esecuzione degno dei migliori regimi.
Un aborto mostruoso della madre di tutte le dittature, ai cui aderenti, delatori e censori nel nome del pensiero unico, assassino del pensiero, in mancanza di loro suicidio professionale per l’onta, l’Ordine dei Giornalisti avrebbe dovuto comminare l‘immediata espulsione e quel tappetino dei manipolatori che è il sindacato (FNSI), la negazione in perpetuo dell’accesso a tastiere e microfoni. Avranno, invece, al ritorno nei lupanari d’origine, onorificenze e avanzamenti.
                         Pompei, viaggio nella città di Eros                                   Giornalista di sinistra? Allora sei bravo a prescindere - Redazione                        

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