domenica 1 marzo 2020

Dalla Spagnola al Coronavirus. Mutazioni spontanee o indotte?

https://www.aosp.bo.it  3 Dicembre 2009
 
                           Risultato immagini per gif flamenco  Risultato immagini per gif flamenco spagnole
I virus responsabili dell'influenza appartengono alla famiglia Orthomixoviridae (dal greco orto:  dritto e myxa:  muco)  e si dividono in tre tipi:  A, B e C. I primi due sono responsabili della classica forma di influenza, mentre il tipo C, che causa infezioni generalmente asintomatiche, può, a volte, provocare un' infezione simile al raffreddore. I virus di tipo B sono presenti solo nell'uomo e non esistono sottotipi distinti. I virus di tipo A, invece,  circolano sia nell'uomo che in varie specie animali (uccelli, maiali, cavalli) e sono a loro volta suddivisi in sottotipi. Di solito il virus si trasmette dagli uccelli al maiale e da quest'ultimo all'uomo.
Sulla superficie dei virus influenzali sono presenti due proteine molto importanti poiché sono quelle che permettono al virus di agganciare e penetrare nelle cellule delle mucose delle vie aeree ed iniziare il processo infettivo. Si tratta dell’ Emoagglutinina (HA) di cui si conoscono 16 diverse sottotipi  (H1-H16) e della Neuraminidasi (NA) di cui se ne conoscono 9 diversi sottotipi (N1-N9).  Tutti i sottotipi sono stati trovati negli uccelli selvatici, che rappresentano il reservoir naturale di tutti i virus dell’ influenza di tipo A  e sono la fonte di infezione per tutti gli altri animali.
Quante pandemie influenzali ci sono state nell’ultimo secolo?
L'influenza A/H1N1 è la prima pandemia del XXI secolo. Nel secolo scorso ne sono avvenute tre:
l'influenza Spagnola (A/H1N1) del 1918-19,
l'Asiatica (A/H2N2) del 1957-58 e quella di
Hong Kong (A/H3N2) del 1968-69.
Veramente grave fu la Spagnola con 50 milioni di persone decedute che rappresentavano il 2.5% della popolazione di allora. Molti dei decessi, comunque, furono da attribuire a complicanze batteriche oggi curabili con gli antibiotici.
Le epidemie stagionali si hanno in autunno-inverno e, poiché nell'emisfero boreale e in quello australe la stagione fredda giunge in periodi dell'anno opposti, il nostro pianeta soffre di due stagioni influenzali ogni anno che possono essere causate da una moltitudine di sottotipi e varianti. Ogni anno alcuni ceppi non si propagano, altri possono causare epidemie ed altri ancora pandemie. Questo è dovuto alla tendenza di tutti i virus influenzali a variare e a ricombinarsi tra loro, acquisendo la capacità di aggirare l’immunità presente nella popolazione dovuta a pregresse infezioni.
Gli studi epidemiologici condotti dalla rete di laboratori sentinella coordinati dall’ OMS, fanno ritenere che i ceppi di virus influenzale della stagione invernale 2009/2010 saranno:
1) virus simili al ceppo  A/Brisbane/59/2007 (H1N1),
2) virus simili al ceppo  A/Brisbane/10/2007 (H3N2),
3) virus simili al ceppo  B/Brisbane/60/2008.
Le pandemie, invece,  sono causate (ogni 20-30 anni)  da sottotipi virali del tutto nuovi o che non circolano nella popolazione da moltissimo tempo.
Il ceppo pandemico attuale (A/H1N1) è un ricombinante tra ceppi suini, un ceppo aviario e un ceppo umano che, non esistendo prima, ha trovato tutta la popolazione mondiale suscettibile.
Come è progredita l’infezione da virus A/H1N1 a livello mondiale
Nell’aprile di quest’anno casi di influenza causati da un virus di tipo A non tipizzabile sono stati riscontrati in Messico e nel Sud California e, grazie all’analisi della sequenza genomica del primo virus identificato, si è stabilito che si trattava di un virus influenzale di tipo A/H1N1 nuovo, ovvero un ricombinante tra un virus umano, uno aviario e due virus dei suini, uno dei quali direttamente derivante dal virus che causò l’ epidemia del 1918. L’origine geografica del nuovo virus resta ancora sconosciuta, ma sembra molto improbabile che sia messicana.
Poiché il virus è nuovo, la popolazione non ha immunità specifica e ciò ha permesso la diffusione rapida dell’infezione, nonostante tutte le misure di contenimento adottate dai primi paesi colpiti e dagli organismi internazionali. Durante i mesi di luglio e agosto il propagarsi della infezione ha subito un rallentamento nei paesi dell’emisfero boreale, che hanno attraversato la stagione calda, mentre ha continuato la sua strada nei paesi dell’altro emisfero dove vi era la stagione fredda. Particolarmente rapida la diffusione in Australia e in Sud America dove il contagio è diventato rapidamente così esteso che le autorità sanitarie hanno smesso presto di contare i casi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), vista l’estensione della infezione, già a giugno ha dichiarato lo stadio di allerta massimo che è quello di vera e propria pandemia in corso (livello 6). Oggi il virus è già diffuso in tutti i continenti e si sta assistendo al fenomeno inverso della diffusione. Infatti, la diffusione sta rallentando nell’ emisfero australe e sta accellerando nell’emisfero boreale, che sta –adesso- entrando nella STAGIONE FREDDA.
Le persone con l'Influenza sono molto contagiose tra il secondo e il terzo giorno dopo l'inizio della infezione e cioè per tutto il periodo in cui manifestano sintomi, generalmente per 7 giorni dall’inizio della sintomatologia. I bambini, specialmente quelli più piccoli, possono potenzialmente diffondere il virus per periodi più lunghi. IN OGNI CASO, È COMUNQUE PRUDENTE CONSIDERARE INFETTA UNA PERSONA FINO A QUANDO MANIFESTA SINTOMI.
Il vaccino antinfluenzale non deve essere somministrato a persone con ipersensibilità alle PROTEINE DELL'UOVO o ad altri componenti del vaccino e nemmeno a soggetti che, in precedenti vaccinazioni anti-influenzali, abbiano manifestato reazioni allergiche o reazioni di tipo neurologico.
In caso di MANIFESTAZIONI FEBBRILI IN ATTO la vaccinazione antinfluenzale deve essere rinviata, mentre affezioni minori delle prime vie aeree senza febbre non sono da considerare elementi ostativi.
Nei soggetti con malattie autoimmuni il vaccino va somministrato solo dopo attenta valutazione del rapporto rischio-beneficio. Persone con alterazioni dell'immuno-competenza per effetto di trattamenti immunosoppressori possono rispondere in maniera non ottimale alla vaccinazione antinfluenzale, ma non sono soggetti a cui negare a priori la vaccinazione. Anche la sieropositività per HIV non è un elemento che sconsiglia la vaccinazione antinfluenzale, nonostante nei soggetti con bassi valori di linfociti T CD4+ la somministrazione del vaccino potrebbe non evocare una buona risposta immunitaria, ma certamente non accelera l’evoluzione dell’infezione da HIV.

Nessun commento: