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LA
FUNZIONE PSICOLOGICA DEL 25 APRILE Marco Della Luna
27/04/2019
Ogni
sistema di potere, anche quello detto liberaldemocratico,
rappresentando interessi della élite che lo esprime, tende rendersi
definitivo, non delegittimabile, non contrastabile, non resistibile
nemmeno culturalmente, plasmando e imponendo un pensiero unico più o
meno apertamente obbligatorio. Tende, cioè, a farsi autocratico
(similmente a come qualsiasi grande attività imprenditoriale tende a
farsi monopolio ponendosi sopra il libero mercato). Così è
giustificato ad imporre ciò che di volta in volta gli conviene:
t.i.n.a., there is no alternative. Cionondimeno tutti i sistemi di
potere, prima o poi, decadono o crollano.
I
mezzi per raggiungere e mantenere tale condizione di dominanza
variano in ragione dei contesti storici, degli ambienti
ideologico-religiosi, e degli strumenti tecnologicamente disponibili
nei vari contesti storici; ma ciò non toglie che i vari regimi
tendano al medesimo, suddetto obiettivo, né implica che siano
giudicabili e classificabili in termini etici.
Ciascun
regime ufficialmente insegna e sostiene che i mezzi usati dai regimi
precedenti o concorrenti fossero abietti e che quei regimi fossero
ingiusti e immorali. E di essere sorto per porre fine a quegli abusi.
E di usare metodi etici e legittimi.
Celebrazioni
come il 25 Aprile hanno la funzione di creare l’illusione che la
tendenza al dispotismo e al totalitarismo sia non generale di ogni
sistema di potere in quanto strumento di un interesse elitario, ma
circoscritta a un determinato regime, legata a caratteristiche
(im)morali del medesimo, e che quindi possa essere vinta
definitivamente abbattendo quel regime e, dopo, continuando ad
attaccare i suoi apologeti reali o inventati. Celebrare la Resistenza
al regime fascista serve a legittimare il regime italiano attuale,
che è almeno altrettanto corrotto, che compie sul piano economico
disastri paragonabili a quelli compiuti dal fascismo, e che non usa i
suoi grossolani strumenti, ma ne usa altri, oggi resi disponibili
dalla tecnologia, e che possono fare danni molto più profondi alla
libertà e alla salute. Celebrare la liberazione dall’occupazione
nazista copre il fatto che essa è stata sostituita dall’occupazione
americana, che perdura a tutt’oggi, e con la perdita definitiva
della sovranità nazionale.
Siffatte
celebrazioni servono quindi ad accreditare come esenti da quella
tendenza autocratica i regimi di volta in volta in sella e le forze
che in essi si collocano ed operano. Servono a far credere nella
democrazia, quindi nella responsabilità del popolo per le scelte
prese sopra la sua testa. Servono a identificare-separare i noi, i
buoni, dagli altri, i malvagi (quindi sono necessariamente divisive,
perché ogni identità sociale consiste nel distinguere l’ingroup
dall’outgroup). Svolgono insomma funzioni rassicuranti,
identificanti, legittimanti, che sono indispensabili per tenere
insieme un vasto corpo sociale di persone ordinarie che non
sosterrebbero la consapevolezza della realtà.
Credo
che il bisogno di celebrazioni quali il 25 Aprile, con le suddette
funzioni, sia destinato ad acuirsi, via via che il regime si farà
più duro e afflittivo, più simile nei metodi ai regimi che esso
definisce “male assoluto”, per le ragioni che seguono, esposte
qui in estrema sintesi, e più ampiamente nei miei saggi Tecnoschiavi
e Oligarchia per popoli superflui.
Abbiamo
da un lato un mondo le cui risorse si stanno rapidamente esaurendo e
in cui un crescente inquinamento da parte di una sovrappopolazione
crescente sta compromettendo la biosfera.
Abbiamo
dall’altro lato un sistema globale centralizzato e finanziarizzato
di profitto e potere che, anche grazie all’automazione e
all’intelligenza artificiale, non ha più bisogno di masse di
lavoratori, consumatori, combattenti; sicché i popoli sempre più
divengono superflui e ininfluenti, quindi passivi.
Con
queste premesse, è evidente quale sarà il percorso per il futuro:
decrescita
infelice,
riduzione
dei diritti individuali,
aumento
del controllo manipolatorii gsulla ente,
riduzione
consistente della popolazione mediante gli strumenti biologici già
disponibili e legalizzati o legalizzabili.
Per
le medesime ragioni è irragionevole pensare che si possa uscire
dalla “crisi” con una ripresa generalizzata delle economie, della
produzione e dei consumi.
Questa
interminabile crisi e questo malessere dei popoli sono ciò che
meglio asseconda gli interessi di chi possiede il potere reale.
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